L’eccesso di lipidi nel sangue si riferisce ad un aumento della concentrazione del colesterolo (ipercolesterolemia) o dei trigliceridi (ipertrigliceridemia) e prende il nome di iperlipidemia. Questi due tipi di grassi vengono trasportati nel sangue legati a delle proteine, formando le cosiddette “lipoproteine”. Le due lipoproteine principali sono le HDL (lipoproteine ad alta densità) e le LDL (lipoproteine a bassa densità). Nell’uomo le LDL possono accumularsi nei vasi sanguigni, in particolare in quelli che irrorano il cuore (arterie coronarie), portando allo sviluppo di placche (aterosclerosi) e predisponendo ad altre complicazioni, spesso fatali (es. infarto del miocardio). Al contrario, le HDL hanno un effetto benefico, poiché riescono a trasportare i grassi dalle arterie verso il fegato, diminuendo il fenomeno di aterosclerosi. Seppure in medicina umana LDL e HDL vengono misurate nella maggior parte dei laboratori di analisi, in medicina veterinaria la concentrazione di lipidi nel sangue viene invece normalmente valutata tramite la concentrazione di colesterolo abbinata a quella dei trigliceridi. La maggior parte dei trigliceridi viene assunta con l’alimento, mentre il colesterolo viene perlopiù sintetizzato e successivamente immagazzinato nel fegato. I lipidi possono essere utilizzati come fonte energetica e per la sintesi di diverse sostanze o strutture (es. acidi biliari, ormoni, membrane cellulari). Per effettuare un’analisi biochimica è necessario prelevare il sangue in una provetta senza anticoagulante e centrifugarlo, in modo da separare la componente cellulare (globuli rossi, globuli bianchi, piastrine) dalla componente liquida (siero).In pazienti con grave iperlipidemia si può talvolta evidenziare un accumulo di lipidi nel siero, che si presenta con un tipico aspetto “lattiginoso” (Figura 1). L’elevata turbidità del siero dovuta alla presenza di lipidi può, inoltre, causare disturbi nelle metodiche di analisi, dando risultati non attendibili degli altri valori all’esame biochimico. Figura 1 - La foto mostra 2 provette di siero (il substrato dal quale vengono eseguiti la maggior parte degli esami del sangue).Nella provetta di destra il siero si presenta con il caratteristico colorito giallastro ma limpido, nella provetta a sinistra (freccia blu) è invece torbido. In tali casi si parla pertanto di siero lipemico. In alcuni cani e gatti con iperlipidemia cronica può avvenire un accumulo dei lipidi nella camera anteriore dell’occhio. Figura 2 e copertina - lipidosi dell’umor acqueo. In questo gatto si può notare l’occhio destro normale ed il sinistro di colore bianco per l’accumulo di lipidi nell’umore acqueo. Foto gentilmente concessa dal Dr. Domenico Multari (Esperto MYLAV)Una problematica associata all’iperlipidemia nel cane e nel gatto è l’accumulo di grasso nel fegato (lipidosi epatica): questo fenomeno, in casi gravi, può anche compromettere la funzionalità del fegato. Il Medico Veterinario può effettuare un prelievo delle cellule del fegato inserendo un ago attraverso la cute dell’addome. La procedura viene effettuata con l’aiuto di una sonda ecografica e non è normalmente rischiosa o particolarmente dolorosa per l’animale. Le cellule prelevate vengono collocate su un vetrino e colorate per essere poi osservate al microscopio (Figura 3).Figura 3 - Nelle due immagini, catturate da un microscopio con lente a medio ingrandimento (400x), si possono osservare le cellule di un normale fegato di un cane (sinistra) e le cellule del fegato di un cane con grave lipidosi epatica (destra), evidenziabile come grandi vacuoli biancastri (frecce) all’interno delle cellule. Qualora venga rinvenuto un elevato quantitativo di grassi agli esami del sangue del cane o del gatto, risulta innanzitutto importante assicurarsi che il prelievo sia stato effettuato a digiuno. E’ molto importante che l’animale sia stato a digiuno per almeno 7-12 ore prima del prelievo di sangue. Se l’alimento è stato assunto poche ore prima del prelievo può infatti esserci un fisiologico aumento dei lipidi nel sangue che si risolve spontaneamente lontano dai pasti. Nel caso in cui il pasto fosse particolarmente ricco di grassi o molto abbondante è consigliato attendere anche più di 15 ore prima di effettuare un prelievo di sangue. Spesso, in medicina umana, un aumento del colesterolo e dei trigliceridi nel sangue è dovuto ad abitudini alimentari inappropriate, come una dieta ricca di grassi. In medicina veterinaria questa è una delle cause meno comuni evidenziabili a volte in cani e gatti obesi, spesso con stile di vita sedentario, in cui non si riscontrano altri particolari segni clinici o alterazioni ad esami di laboratorio e altri esami collaterali. Molto spesso, invece, l’aumento del colesterolo e/o dei trigliceridi può essere un campanello di allarme per alcune malattie ormonali del cane, ovvero nella sindrome di Cushing ovvero iperadrenocorticismo (aumentata produzione del cortisolo), nel diabete mellito (diminuita produzione o efficacia dell’insulina) oppure nell’ipotiroidismo (diminuita produzione di ormoni della ghiandola tiroide). Anche l’infiammazione del pancreas (pancreatite) può essere una causa o una conseguenza dell’iperlipidemia. Nei cani di razza Schnauzer nano è stato visto come l’iperlipidemia aumenti fino a 5 volte la possibilità di sviluppare una pancreatite, pertanto uno dei motivi per cui è essenziale riconoscere e trattare l’iperlipidemia nel cane è quello di prevenire l’insorgenza di questa malattia. Una grave malattia renale (nefropatia proteino-disperdente) o un accumulo di materiale nella cistifellea (mucocele) sono altre patologie che possono causare iperlipidemia. Alcuni farmaci antinfiammatori (glucocorticoidi), farmaci per il trattamento dell’epilessia (fenobarbitale) o terapie ormonali (estrogeni) possono indurre il fegato a mobilitare un maggior numero di grassi, causando iperlipidemia. Le principali patologie che causano iperlipidemia nel cane e nel gatto sono riassunte nella Tabella 1. Tabella 1: principali cause di iperlipidemia nel cane (C) e nel gatto (G) Causa dell’iperlipidemia Tipo di iperlipidemia Dopo i pasti (C) (G) Aumento dei Trigliceridi (raramente del Colesterolo) Obesità (C) (G) Aumento di Trigliceridi e Colesterolo Diabete Mellito (C) (G) Aumento di Trigliceridi e Colesterolo Ipotiroidismo (C) Aumento di Trigliceridi e Colesterolo Iperadrenocorticismo (C) Aumento di Trigliceridi e Colesterolo Pancreatite (C) (G) Aumento di Trigliceridi e Colesterolo Nefropatia proteino-disperdente (C) (G) Aumento del Colesterolo Mucocele (C) Aumento di Trigliceridi e Colesterolo Terapia con glucocorticoidi (C) (G) Aumento di Trigliceridi e Colesterolo Terapia con fenobarbitale (C) Aumento dei Trigliceridi Terapia con estrogeni (G) Aumento di Trigliceridi e Colesterolo Alcune specifiche razze di cani (Schnauzers nani, Beagle, cani da Pastore Scozzese, Doberman Pinscher, Rottweiler, cani da Pastore di Brie, cani da Montagna dei Pirenei) e di gatti (Persiani, Siamesi, Himalayani, Domestic Shorthair) possono avere dei rari difetti genetici ereditari per i quali l’iperlipidemia si sviluppa senza una causa scatenante (iperlipidemia primaria). Si tratta solitamente di cani e gatti che dispongono di buona salute, non obesi e in cui non si evidenziano altre particolari alterazioni agli esami di laboratorio. Per risolvere l’iperlipidemia è necessario intervenire sulla causa scatenante, effettuando pertanto trattamenti specifici per la malattia. Quando il Medico Veterinario lo ritiene opportuno, si può modificare la dieta del cane e del gatto, in particolare se si ha a che fare con obesi o affetti da iperlipidemia primaria. La dieta in questo caso prevede l’utilizzo di alimenti a basso contenuto di grassi, ricchi di acidi grassi Omega-3, fibra idrosolubile e Vitamina E. Anche l’utilizzo di specifici farmaci (es. fibrati, statine) può essere necessaria per risolvere l’iperlipidemia. In conclusione, un aumento del colesterolo o dei trigliceridi negli animali a digiuno è spesso causato da una patologia sottostante, pertanto è opportuno sottoporre i soggetti con iperlipidemia ad un attento esame clinico, a degli esami di laboratorio completi (esame emocromocitometrico, esame biochimico ed esame delle urine) e ad eventuali esami collaterali (es. valutazioni ormonali, esame ecografico). Una terapia adeguata alla causa dell’iperlipidemia è sempre necessaria, anche per evitare l’insorgenza di malattie secondarie, come la pancreatite nel cane. In animali obesi o con iperlipidemia primaria risulta necessario creare una dieta adeguata, seguendo le indicazioni del Medico Veterinario nutrizionista. con la collaborazione del Dr. Francesco Lunetta “DVM, Diplomato ECVIM-CA, EBVS® - European Veterinary Specialist in Small Animal Internal Medicine - Animali da compagnia, Endocrinologia non riproduttiva, medicina interna e terapia (Malattie Metaboliche).”Prof. Federico FracassiAutore #sppb-addon-1719818877863 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877863 img{}#sppb-addon-1719818877864 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877864 img{}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}
COME POSSO CAPIRE SE IL MIO CANE HA UN CORPO ESTRANEO ESOFAGEO ? I corpi estranei esofagei rappresentano una problematica relativamente frequente nel cane e rara nel gatto. Le ossa ed i frammenti di ossa sono i corpi estranei più spesso riscontrati. Tale patologia, se non prontamente diagnosticata e trattata, può portare a conseguenze gravi e, pertanto, rappresenta una vera e propria emergenza clinica. CHI SONO I SOGGETTI PIU’ PREDISPOSTI ? I cani Soprattutto di piccola e media taglia Soprattutto giovani Capita molto spesso che ci si accorga personalmente dell’ingestione di un corpo estraneo da parte del proprio cane il quale viene tipicamente colto in flagrante mentre rosicchia qualcosa e quindi decide di deglutire l’oggetto per intero, provocando l’ostruzione. In questo caso bisogna contattare immediatamente il proprio veterinario di fiducia. Quando tuttavia viene a mancare questa importante informazione, sospettare un’ostruzione esofagea può non essere così semplice ed i sintomi correlati possono essere anche molto subdoli. Ecco i sintomi più comuni di ostruzione esofagea da corpi estranei nel cane: Rigurgito: espulsione di materiale proveniente dall’esofago NON preceduto da nausea o conati Anoressia: alcuni cani riescono ad ingerire l’acqua, ma non il cibo Abbattimento progressivo Intensa salivazione e nausea Vomito (più raramente), quando il corpo estraneo va a posizionarsi a cavallo tra la parte terminale dell’esofago e l’ingresso nello stomaco Nel caso si osservi una simile sintomatologia, per quanto possa essere moderata o subdola, si consiglia di contattare al più presto il proprio veterinario in modo che la patologia possa essere accertata il più rapidamente possibile e non si aggravi con il passare del tempo creando maggiori danni. I fattori che influenzano maggiormente la sintomatologia e anche la gestione terapeutica dei corpi estranei esofagei sono: Forma Dimensioni Localizzazione Durata dell’ostruzione Figura 1 - Radiografia latero-laterale del torace di un cane che ha ingerito un osso (frecce blu). L’osso si trova a livello esofageo.Cortesia Prof. Alessia Diana (Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie, Università di Bologna) DIAGNOSI E TERAPIA La metodica comunemente utilizzata dal veterinario per il riconoscimento dei corpi estranei esofagei è rappresentata dall’esame radiografico del torace, eseguito in diverse proiezioni. Radiograficamente i campi polmonari assumono una colorazione scura, che funge da contrasto e facilita l’individuazione di oggetti che, a seconda della loro consistenza, assumono una brillantezza (il termine tecnico è “radiopacità”) più o meno intensa. La radiografia può tuttavia lasciare spazio a dubbi di interpretazione, a causa delle numerose strutture fisiologicamente presenti nella cavità toracica, che potrebbero sovrapporsi all’oggetto che si sta ricercando. In questo caso il veterinario potrà ripetere l’esame radiografico dopo aver somministrato un mezzo di contrasto iodato, che ha la funzione di scorrere all’interno dell’esofago e mettere in risalto eventuali corpi estranei occludenti. Figura 2 - Cane Corso maschio di 5 anni. I proprietari gli hanno offerto dell’alimento usando un cucchiaio. Il cane ha deglutito il cucchiaio.Nelle due proiezioni radiografiche ortogonali (latero laterale e ventro dorsale) è possibile osservare il corpo estraneo metallico a localizzazione esofago-gastrica. Cortesia Prof. Alessia Diana (Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie, Università di Bologna)Un’altra metodica che il medico veterinario può utilizzare e che ha non solo un ruolo diagnostico, ma nei casi più fortunati anche terapeutico, è l’esame endoscopico. L’endoscopio è uno strumento di forma tubulare, flessibile e provvisto di una telecamera nella parte terminale, che consente al veterinario di esplorare dall’interno il lume esofageo, arrivando fin dentro allo stomaco. Questo strumento consente non solo di individuare eventuali corpi estranei esofagei nel cane, ma anche di rimuoverli, ove possibile, mediante delle pinze apposite. Figura 3 - Pinze che possono essere utilizzate per la rimozione di corpi estranei per via endoscopica.Cortesia Prof. Marco Pietra (Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie, Università di Bologna) Figura 4 - Visualizzazione del corpo estraneo esofageo descritto nella Figura 2 (Cane Corso Maschio di 5 anni). Nell’immagine a destra si può osservare lo strumento per l’asportazione endoscopica del corpo estraneo.Cortesia Prof. Marco Pietra (Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie, Università di Bologna) Qualora l’oggetto ostruente sia gravemente incastrato e non rimovibile per via endoscopica o qualora vada a perforare la parete dell’esofago risulta opportuno procedere con la sua rimozione per via chirurgica.COMPLICANZE A seguito dell’estrazione del corpo estraneo per via endoscopica è sempre molto importante che il veterinario possa ricontrollare lo stato della mucosa esofagea che può aver subito danni di entità variabile e può necessitare di un ulteriore trattamento, di tipo farmacologico o nella peggiore delle ipotesi, di tipo chirurgico.Nei casi più sfortunati, infatti, il corpo estraneo può provocare la perforazione e rottura dell’esofago e l’animale può presentare segni clinici quali febbre, dolorabilità e difficoltà respiratoria.Un’altra possibile complicazione è la formazione di cicatrici più o meno estese nel sito di rimozione del corpo estraneo, che possono comportare un restringimento del lume esofageo e rendere difficoltoso il transito dell’alimento.A seconda della gravità della cosiddetta “stenosi” sarà il medico veterinario a valutare la necessità di re-intervenire per la sua risoluzione. PROGNOSI In assenza di complicazioni e se si interviene rapidamente la prognosi è generalmente buona: i pazienti presentano un rapido miglioramento clinico e risoluzione della sintomatologia. In copertina - Radiografia latero-laterale del collo di un cane che ha ingerito un amo da pesca. L’amo si trova a livello esofageo. Cortesia Prof. Alessia Diana (Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie, Università di Bologna) Con la collaborazione della Dr.ssa Mariachiara Re “DVM, Diplomato ECVIM-CA, EBVS® - European Veterinary Specialist in Small Animal Internal Medicine - Animali da compagnia, Endocrinologia non riproduttiva, medicina interna e terapia (Malattie Metaboliche).”Prof. Federico FracassiAutore #sppb-addon-1719818877863 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877863 img{}#sppb-addon-1719818877864 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877864 img{}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}
Lo scopo di questo articolo è aiutare i proprietari di animali a riconoscere correttamente alcuni sintomi clinici molto frequenti: vomito, rigurgito e tosse. La corretta identificazione di un sintomo rappresenta il punto di partenza imprescindibile per il veterinario ed il racconto del proprietario è fondamentale per questo scopo. Come riconoscere e differenziare il vomito ed il rigurgito Il vomito è uno dei sintomi che è più facile confondere nonostante sia un segno clinico frequente ed uno dei principali ”errori” in cui si può incorrere è confondere il rigurgito con il vomito, in quanto sono sintomi abbastanza simili ma causati da patologie differenti e di conseguenza le diagnosi e le terapie saranno molto diverse. Il vomito è un riflesso difensivo complesso che richiede la coordinazione di molteplici organi e gruppi muscolari e può essere innescato da cause differenti. Il vomito è caratterizzato dalla presenza di “conati”, ovvero violente contrazioni dell’addome craniale con il torace che si alza ed abbassa come un mantice ! I conati si possono verificare solo in corso di vomito. Un ulteriore dato che identifica con certezza il vomito è la presenza nel materiale espulso di schiumosità giallastra (Fig 1), di origine biliare che non si trova mai in presenza di rigurgito o tosse. Per rigurgito, invece, si intende l’espulsione di materiale proveniente dall’esofago e che non ha raggiunto lo stomaco. Al contrario del vomito nel rigurgito l’espulsione passiva del materiale contenuto nell’esofago non richiede la presenza di conati. Inoltre, spesso, in corso di rigurgito l’espulsione del materiale alimentare avviene in maniera inaspettata senza nessun evento premonitore o al limite con la percezione di un minimo disagio, scialorrea e, a volte, poche deglutizioni a vuoto. Caratteristiche che invece possono confondere il proprietario in quanto comuni ai diversi sintomi sono la presenza di materiale denso e biancastro (saliva) simile all’albume d’uovo, la presenza di sangue e di cibo indigerito. Una caratteristica del rigurgito spesso sottovalutata ma molto utile per individuarlo è la tendenza del paziente a rimangiarsi il materiale espulso. In corso di vomito questo comportamento è infrequente. Anche se raramente, il vomito si può verificare subito dopo l’assunzione di grandi volumi di cibo. Quest’ultimo evento è più frequente nei cuccioli e negli animali giovani e famelici. La forma a cilindro tubulare del materiale espulso e il riconoscimento dell’alimento somministrato ( fig 2 ) sono due caratteristiche tipiche del rigurgito, ma si tratta di dati non patognomonici (ovvero che non identificano con certezza il sintomo) ed occasionalmente ingannatori. Fig 1 - materiale schiumoso giallastro, compatibile con vomito di saliva frammista a materiale biliareFig. 2 - Materiale alimentare rigurgitato. Come distinguere la tosse La tosse è ovviamente un sintomo più facile da individuare perché nella sua manifestazione più classica e frequente è identica a quella che si verifica nell’uomo. L’evento che è invece possibile confondere con il vomito ed il rigurgito è definito “riflesso o tosse laringea”. Dal punto di vista fisiologico quando del materiale estraneo reale o percepito che sia (quindi anche il muco prodotto in eccesso durante le tracheo-broncopatie infiammatorie) arriva in contatto con la laringe (in seguito alla tosse “classica”) si innesca tale riflesso. Si tratta di una tosse incompleta in quanto il paziente cerca di espellere il materiale con una espirazione forzata, sonoricamente simile al “ raschio di gola “ dell’uomo che si accompagna spesso ad un movimento in avanti del tronco e del collo del paziente simulando un “finto” conato. Nel cane l’espettorazione di materiale nell’ambiente esterno in seguito alla tosse è raro, in quanto nel cane tale materiale viene generalmente deglutito, ma non impossibile e quando si verifica può confondere ulteriormente il proprietario. Spesso in presenza di riflesso laringeo il proprietario riporta la presenza di conati e interpreta l’evento complessivo come crisi di vomito. Certamente anche il corollario dei sintomi clinici associati al vomito, rigurgito o tosse può e deve aiutare il veterinario ad identificare correttamente il sintomo dal racconto del proprietario. Ad esempio in corso di vomito è frequente che il proprietario rilevi anche altri sintomi gastroenterici come nausea, appetito capriccioso e a volte diarrea. Inoltre nella storia clinica del paziente potrò essere presente una risposta clinica ai farmaci antiacidi ed agli antiemetici. Al contrario in corso di rigurgito non è raro che il proprietario riscontri un appetito aumentato, a volte ossessivo. Questo si verifica sopratutto in corso di patologie ostruttive dell’esofago come ad esempio le stenosi ed i corpi estranei esofagei. Entrambe queste patologie sono ingravescenti ed è quindi importante individuarle il prima possibile.Quindi quando un proprietario dovesse vedere “vomito” ad insorgenza acuta, associato ad un aumento di appetito e anche alla tendenza a rimangiare il materiale espulso allora è necessario ipotizzare che si tratti di rigurgito e condividere rapidamente tali informazioni con il veterinario. “DVM, Citologia apparato gastroenterico e respiratorio, Endoscopia, Malattie Respiratorie, Gastroenterologia".Dr. Enrico BotteroAutore #sppb-addon-1719818877863 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877863 img{}#sppb-addon-1719818877864 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877864 img{}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}
L’ipotiroidismo è una patologia dovuta ad una mancata produzione di ormoni tiroidei da parte della tiroide, ghiandola che si trova nella regione del collo. La carenza di ormoni tiroidei si ripercuote su moltissime funzioni dell’organismo causando vari segni clinici. Si tratta di uno dei disturbi ormonali più comuni nel cane e la prevalenza è stimata tra lo 0,2 e lo 0,8%. CLASSIFICAZIONE: Circa il 95% dei casi ipotiroidismo canino è rappresentato dall’ipotiroidismo primario, causato da una ridotta produzione di ormoni tiroidei da parte della ghiandola tiroide. Istologicamente, tale condizione patologica può manifestarsi in due diverse tipologie: una tiroidite linfocitica e un’atrofia idiopatica. Nella tiroidite linfocitica si riscontra un elevato numero di cellule del sistema immunitario all’interno del tessuto tiroideo ed è una patologia su base immuno mediata. Nell’atrofia idiopatica non si riscontrano invece cellule del sistema immunitario. In alcuni casi l’atrofia idiopatica sembra essere la conseguenza di una tiroidite linfocitica grave. Meno comunemente (
Cos’è l’enteropatia cronica del gatto? Il termine enteropatia cronica viene utilizzato per descrivere un gruppo di patologie di natura infiammatoria che colpiscono il tratto gastrointestinale del gatto causando sintomi ricorrenti (solitamente di durata superiore ai 21 giorni) di tipologia e gravità variabile. Le enteropatie croniche del gatto vengono ulteriormente classificate in base alla natura della infiammazione intestinale e della risposta a trial terapeutici diversi in: Enteropatia cronica dieto-responsiva Enteropatia cronica responsiva a farmaci immunosoppressivi (anche nota come IBD dall’Inglese inflammatory bowel disease) e Linfoma intestinale a piccole cellule o di basso grado (un tumore di basso grado molto prevalente nel gatto) Quanto comune è l’enteropatia cronica del gatto? Non esistono dati epidemiologici affidabili sulla prevalenza della enteropatia cronica del gatto. Nonostante questo si è assistito a un graduale aumento di casi nell’ultimo decennio per cui la sindrome viene considerata la causa più comune di sintomi gastrointestinali ricorrenti nel gatto adulto. Cosa causa la enteropatia cronica del gatto? La causa esatta della enteropatia cronica del gatto non è nota, tuttavia si sospetta che la patogenesi sia multifattoriale. Ovvero la patologia si instaura per la compresenza e interazione di diversi fattori causali che contribuiscono in maniera più o meno significativa nelle diverse forme di enteropatia cronica. I fattori causali potenzialmente responsabili della enteropatia cronica del gatto includono: Predisposizione genetica Alterazione della flora intestinale (disbiosi) Alterazione del sistema immunitario intestinale (sia la branca acquisita che quella innata) Fattori cosiddetti ambientali tra i quali si annoverano la dieta (sia la quantità che la qualità dei macronutrienti come proteine, grassi, carboidrati e fibra) e farmaci (come antibiotici, anti-infiammatori e gastroprotettori) Esiste una predisposizione di razza, sesso o età nella enteropatia cronica del gatto? Non esiste predisposizione nota di razza, sesso o età nella enteropatia cronica felina. Detto questo, la forma dieto-responsiva della patologia tende a interessare gatti giovani e adulti mentre l’IBD e il linfoma a piccole cellule colpiscono più frequentemente gatti di mezza età o geriatrici. Quali sono i segni clinici tipici della enteropatia cronica del gatto? Il quadro sintomatico di un gatto con enteropatia cronica dipenderà dalla gravità e dallo durata della patologia. I segni clinici più comunemente riportati (in ordine decrescente di frequenza) sono: Perdita di peso corporeo Vomito (di bile o cibo) Diminuzione o perdita completa di appetito (disoressia o anoressia) Diarrea I segni clinici sopracitati non sono specifici della enteropatia cronica felina ma sono comuni ad altri disturbi del tratto digerente del gatto così come patologie del fegato o del pancreas. Pertanto una tale sintomatologia od anche solo il dimagrimento o la scarsa condizione corporea e muscolare devono far preoccupare e spingere a consultare il più presto possibile in proprio veterinario di fiducia, il quale potrebbe dover intraprendere un iter diagnostico volto a identificare la causa dei sintomi e valutare la presenza di patologie concomitanti. Quali sono le indagini da effettuare in un gatto con sospetta enteropatia cronica? Nel caso il gatto presenti sintomi gastrointestinali cronici è necessario un iter diagnostico iniziale volto a escludere altre patologie intestinali possibilmente responsabili dei sintomi (confermando ulteriormente il sospetto di enteropatia cronica), valutare la presenza di patologie concomitanti e identificare la presenza di complicazioni secondarie alla enteropatia cronica. L’iter diagnostico include esami di laboratorio di base (su sangue, urine e feci), esami specifici di funzionalità del pancreas e del piccolo intestino (come il dosaggio delle lipasi pancreatiche sieriche, del TLI sierico e dell’acido folico e della cobalamina sierici) e diagnostica per immagini addominale come l’esame ecografico addominale. Si ricorda che queste indagini non permetteranno di eseguire di una diagnosi definitiva di enteropatia cronica ma di aumentare il sospetto diagnostico della patologia, identificare la presenza di complicazioni della patologia (come ad esempio carenze vitaminiche, anemia cronica, malnutrizione) e valutare la presenza di patologie concomitanti (come malattie infiammatorie di fegato e pancreas, insufficienza renale o ipertiroidismo) in parte responsabili dei sintomi presentati dal gatto. Queste indagini inoltre permetteranno di capire la gravità del quadro clinico e determinare la necessità di iniziare terapie sintomatiche prima di procedere con la diagnosi definitiva. Quali sono le alterazioni ecografiche riscontrabili in corso di enteropatia cronica del gatto? L’esame ecografico addominale è fondamentale nell’approccio diagnostico al gatto con sospetta enteropatia cronica. Questo esame permette valutare lo spessore totale e dei diversi strati della parete intestinale (dall’interno verso l’esterno: mucosa, sottomucosa, muscolare e sierosa) sia dell’intestino tenue che del grosso intestino (Fig.1). Inoltre permette di valutare le dimensioni e architettura degli organi annessi al tratto digerente (fegato, vie biliari e pancreas) così come di valutare forma, dimensioni e architettura dei linfonodi mesenterici (organi linfatici che drenano l’intestino e gli organi addominali). In corso di enteropatia cronica i rilievi dell’esame ecografico dipenderanno dalla gravità e durata della enteropatia e dalla presenza di malattie concomitanti. I rilievi più comuni includono l’ispessimento diffuso (più o meno significativo) della parete intestinale con maggior interessamento dello strato mucosale e muscolare), con o senza perdita della normale stratificazione (Fig. 2), e l’aumento di volume dei linfonodi tributari. E’ importante sottolineare che l’esame ecografico non permette di distinguere tra i vari tipi eziologici di enteropatia del gatto (dieto-responsivo, IBD, linfoma a piccole cellule) in quanto spesso i rilievi ecografici sono sovrapponibili. Inoltre, l’assenza di alterazioni ecografiche non esclude la presenza di enteropatia cronica. Pertanto, l’esame ecografico non va considerato un test diagnostico definitivo ma piuttosto un supporto al sospetto clinico della patologia. Fig. 1 - Immagine ecografica di un ansa intestinale di un gatto sano. Si riconoscono i 4 strati della parete intestinale a partire dall’interfaccia tra l’interno dell’intestino e lo strato della mucosa (linea blu), strato della mucosa (linea gialla), strato della sottomucosa (linea rossa), strato muscolare (linea verde) e strato della sierosa (linea arancione).Fig. 2 - Immagine ecografica di una ansa del piccolo intestino in un gatto affetto enteropatia cronica (precisamente da IBD). Si nota l'aumento lieve dello spessore dello strato muscolare (+1) e dello strato mucosale (+). E’ ancora possibile distinguere uno dall’altro i quattro strati della parete intestinale.E’ possibile avere una diagnosi definitiva di enteropatia cronica del gatto? Il Medico Veterinario potrà voler effettuare una biopsia intestinale poichè il gold standard diagnostico per la diagnosi di enteropatia cronica del gatto e per l’identificazione del tipo causale è l’esame istopatologico su tessuto intestinale. Questo permetterà di valutare la presenza di alterazioni strutturali dei vari strati della parete intestinale in grado di causare i sintomi oltre che la natura, gravità e estensione dell’infiltrato infiammatorio che permetterà di distinguere le forme infiammatorie (enteropatia dieto-responsiva e IBD) da quelle tumorali (linfoma a piccole cellule) di enteropatia cronica. In casi equivoci, dove la distinzione tra forma infiammatoria o tumorale della patologia non è chiara, sarà inoltre possibile effettuare sul tessuto bioptico prelevato delle indagini aggiuntive come l’immunoistochimica o la PARR (un test di biologia molecolare). Come vengono raccolte le biopsie intestinali necessarie per la diagnosi istopatologica di enteropatia cronica del gatto? Vi sono due metodi principali di raccolta delle biopsie intestinali Endoscopia-guidato: consiste nell’utilizzo di uno strumento tubulare flessibile contente una video camera e un canale di lavoro interno che permette di visualizzare l’interno del tratto digerente (tipicamente stomaco, duodeno, ileo e colon) e campionare attraverso una pinza flessibile le aree della mucosa intestinale alterate. I vantaggi di questa metodica consistono nella limitata invasività, nella possibilità di effettuare multiple biopsie con l’ausilio visivo dell’operatore e nella velocità di recupero dalla procedura. I limiti consistono nella ridotta dimensione e superficialità delle biopsie (gli strati) e nella difficoltà di esaminare e campionare tratti del tubo digerente non o difficilmente raggiungibili come il digiuno e l’ileo (spesso interessati dal linfoma a piccole cellule). Chirurgiche (anche dette a tutto spessore): per ottenere le biopsie, il gatto viene sottoposto a una chirurgia esplorativa dell’addome (laparotomia o celiotomia) per poi identificare anse intestinali di interesse ed effettuare delle biopsie cosiddette a tutto spessore che coinvolgono cioè tutti gli strati della parete intestinale. Questo metodo è ovviamente più invasivo e comporta dei rischi post-procedurali anche se rari come la deiscenza della sutura intestinale e l’insorgenza di peritonite settica o infezione della sutura addominale. I vantaggi di questa tecnica riguardano la qualità del tessuto bioptico raccolto (che permette di valutare anche strati più profondi della parete intestinale (non accessibili endoscopicamente) e la possibilità di campionare tratti del piccolo intestino, come il digiuno o l’ileo, non sempre raggiungibili endoscopicamente. Un altro vantaggio di questa metodica è quello di permettere il campionamento in sede di esplorazione chirurgica anche di organi limitrofi come fegato e pancreas (che possono essere coinvolti dal processo patologico intestinale) o dei linfonodi addominali tributari (che permette di valutare l’estensione e la natura della enteropatia cronica). Il Medico Veterinario sceglierà il metodo di campionamento intestinale più consono al caso specifico. Qual è la prognosi dell’enteropatia cronica del gatto? La prognosi dell’enteropatia cronica nel gatto dipenderà dalla tipologia di enteropatia (infiammatoria oppure tumorale), dalla durata e gravità della malattia e delle alterazioni istologiche intestinali e della presenza o meno di complicazioni o malattie concomitanti in grado di influenzare negativamente la qualità di vita del gatto. Generalmente la prognosi con l’enteropatia cronica felina nel lungo termine è buona ma migliore nel caso della enteropatia dieto-responsiva e della IBD rispetto al linfoma alimentare a piccole cellule. Un importante fattore prognostico è rappresentato dall’ottenimento o meno della remissione clinica una volta instaurata la terapia medica.“Med. Vet., Diplomato ACVIM, Diplomato ECVIM-CA, MRCVS, EBVS® - Specialist in Small Animal Internal Medicine”Dr. Fabio ProcoliAutore #sppb-addon-1719818877863 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877863 img{}#sppb-addon-1719818877864 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877864 img{}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}
Cos’è la colecistite acuta? La colecistite è una patologia infiammatoria a carico della colecisti (cistifellea), un piccolo organo muscolare saccato annesso al fegato e deputato alla raccolta della bile che viene poi rilasciata nel piccolo intestino per facilitare la digestione soprattutto dei grassi assunti con l’alimento. Le cause di colecistite nel cane e nel gatto sono molteplici e in base alla durata della malattia la colecistite viene classificata in acuta (rapida insorgenza) o cronica (insorgenza superiore ai 21 giorni).Quali sono le cause di colecistite acuta? La causa più comune di colecistite nel cane e nel gatto è rappresentata da una infezione batterica. Questa può avvenire per invasione delle vie biliari da parte di batteri residenti nel tratto digerente (enterobatteri) o in alternativa può essere causata dalla traslocazione di batteri attraverso il sangue (via ematogena) a partire da un focolaio settico situato in un altro distretto corporeo. Esistono dei fattori predisponenti l’insorgenza di colecistite acuta nel cane e nel gatto? Diversi sono i fattori che possono predisporre all’insorgenza di colecistite sia intrinseci che estrinseci alla cistifellea. Questi includono tumori delle vie biliari, stasi biliare (rallentamento al flusso di bile), formazioni di calcoli in cistifellea (colecistolitiasi) e mucocele biliare (eccessiva formazione e sedimentazione di muco all’interno della cistifellea). Tali condizioni possono creare uno stimolo infiammatorio persistente e indurre la formazione di un ambiente favorevole alla crescita e sopravvivenza batterica. Quali sono i segni clinici di un cane o un gatto affetto da colecistite acuta? Nella fase iniziale, la colecistite può avere un andamento subdolo per cui i nostri animali non manifestano particolari sintomi clinici. Nella fase conclamata della malattia i sintomi più frequentemente riportati nel cane e nel gatto sono: abbattimento/letargia disoressia/anoressia (diminuzione/perdita totale dell’appetito) vomito dolore addominale febbre ittero (colorazione giallastra della cute, delle sclere e delle mucose orali) Come si fa diagnosi di colecistite? Il sospetto di colecistite viene solitamente posto in presenza di sintomi clinici (come quelli precedentemente descritti) ed anche in presenza di alterazioni degli esami ematologici che possono riflettere un disturbo epatobiliare come ad esempio l’aumento degli enzimi epatici (ALT, ALP e GGT) con o senza l’aumento della bilirubina sierica (il pigmento che può dare la colorazione giallastra di cute e mucose ovvero l’ittero). Anche l’esame emocromocitometrico può fornire ulteriori indicazioni di infiammazione acuta o di infezione. Una volta riscontrato il sospetto di una patologia epatobiliare, il metodo diagnostico più utile per supportare ulteriormente la diagnosi di colecistite è l’ecografia addominale. Questa permette di valutare le dimensioni della cistifellea oltre che lo spessore della parete e il suo contenuto. I reperti più comuni in corso di colecistite sono l’ispessimento e l’irregolarità della parete della cistifellea, la presenza di sedimento biliare in sospensione o adeso alla parete, la presenza di calcoli (Fig.1), la reattività dei tessuti e del grasso circostanti oltre che l’aumento di volume dei linfonodi tributari. Talvolta, seppur raramente, per una valutazione più accurata delle vie biliari può essere indicata una diagnostica per immagini di secondo livello come la TAC con mezzo di contrasto. Una volta riscontrata l’alterazione della cistifellea, è possibile confermare la presenza di una causa batterica della colecistite attraverso il prelievo e l’esame citologico e colturale della bile. Studi recenti sia nel cane che nel gatto dimostrano che nel 60% circa dei casi si riscontra la presenza di batteri nella bile. Le specie più comunemente isolate sono tutte di origine intestinale come Escherichia coil, Enteroccoccus Clostridium e Streptococcus. Fig. 1 - Immagine ecografica in un cane con colecistite batterica. Si noti la parete della cistifellea ispessita (*) e la presenza di materiale disomogeneo (**) in sospensione oltre che di un calcolo (***) all’interno della colecistiQuali sono le complicazioni della colecistite acuta? Una delle complicazioni più serie, seppure rara, della colecistite è la rottura della cistifellea con l’insorgenza di una peritonite biliare. La rottura può avvenire in caso di sovradistensione della cistifellea secondaria a ostruzione delle vie biliari extra-epatiche o per la necrosi (degenerazione) della parete della cistifellea (colecistite necrotizzante). La diagnosi di peritonite biliare viene effettuata valutando i sintomi clinici (dolore addominale) e riscontrando ecograficamente segni di perforazione della parete (Fig. 2) quali liquido attorno alla cistifellea, reattività del grasso circostante e presenza di versamento libero in addome. Se campionato il liquido avrebbe il colore giallo-brunastro tipico della bile. La peritonite biliare rappresenta un’emergenza chirurgica per cui sarà necessaria l’asportazione della cistifellea (colecistectomia d’urgenza). Fig. 2 - Colecisti gravemente sovradistesa in un cane con colecistite batterica. Si noti l’ispessimento della parete con aspetto disomogeneo con sospetta perforazione della parete (*). Cos’è la colecistite enfisematosa? La colecistite enfisematosa rappresenta un’altra complicazione della colecistite batterica causata dalla produzione di gas da parte dei batteri. Il gas può accumularsi nello spessore della parete, all’interno dell’organo o nei tessuti circostanti. I segni clinici e gli esami di laboratorio sono sovrapponibili alla colecistite acuta, mentre ecograficamente si riscontra la presenza di un’opacità gassosa all’interno o nella parete della cistifellea. Qual è la prognosi della colecistite acuta nel cane e nel gatto? La prognosi della colecistite acuta dipenderà dalla gravità della patologia e dall’insorgenza delle complicazioni sopracitate. Se tempestivamente identificata e trattata la colecistite può andare in remissione completa. Talvolta saranno necessari monitoraggi seriali nel tempo per verificare che non si sviluppi una colecistite cronica o che non si verifichino complicazioni non presenti al momento della diagnosi. “Med. Vet., Diplomato ACVIM, Diplomato ECVIM-CA, MRCVS, EBVS® - Specialist in Small Animal Internal Medicine”Dr. Fabio ProcoliAutore #sppb-addon-1719818877863 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877863 img{}#sppb-addon-1719818877864 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877864 img{}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}
Luci, colori, festeggiamenti e fuochi artificiali. Questo e molto altro è il nostro modo di festeggiare il nuovo anno che arriva. Questo, però, se per noi è festa può diventare una vera tortura per un cane così come per molti gatti ed altri animali. In molte città accade spesso che il bilancio del primo giorno dell’anno sia tragico per quei cani che vivono all’esterno, nei giardini o in campagna perché moltissimi di loro vivono con terrore la notte di capodanno e i fuochi artificiali che illuminano il cielo ma, soprattutto, producono rumori violentissimi. La fonofobia è un problema diffusissimo nei cani ed è facile immaginare il perché se si considera che il cane ha una grande sensibilità acustica e visiva. La notte di capodanno, trovandosi da solo nel pieno di una super-stimolazione sensoriale, fatta di luci abbaglianti e rumori fortissimi, un cane può avere moltissima paura, fino ad arrivare ad un vero e proprio attacco di panico. I soggetti che soffrono di questo problema, quindi, possono manifestarlo a diversi livelli di gravità. Ci sono cani che hanno semplicemente paura durante i fuochi artificiali e la manifestano cercando il contatto fisico, sobbalzano quando sentono i botti, seguono in casa oppure cercano un rifugio negli angoli più appartati dell’abitazione. Altri cani, invece, tremano, cercano una via di fuga o si muovono incessantemente ansimando, possono addirittura ferirsi graffiando contro le porte o un muro, possono avere scialorrea o attacchi di dissenteria. Infine, ci sono quei soggetti che perdono letteralmente il controllo di sé, in preda ad un vero attacco di panico, quelli che più rischiano la vita, inconsapevoli di ciò che fanno e che rischiano di finire investiti se riescono a scappare o di lanciarsi da una finestra se malauguratamente la trovano aperta. È importantissimo, quindi, prestare attenzione al cane quando si nota che soffre di questa paura, magari palesata durante un temporale o ai primi piccoli botti nei giorni che precedono le feste. Cosa fare per aiutarli? Agire preventivamente può essere letteralmente vitale per l’animale. Per quei cani che solitamente vivono in giardino, sarà necessario trovare una collocazione sicura. Le cronache raccontano di numerosi animali morti investiti nella notte di capodanno, perché stavano vagando disorientati nel traffico e nel frastuono dei festeggiamenti. Questi cani dovrebbero essere abituati già qualche giorno prima ad entrare in casa, così da poterli mettere al sicuro nelle sere centrali delle festività, quando tra le prove e i festeggiamenti si sentiranno gli spari. In questo modo potranno essere collocati in un ambiente sicuro, in casa, scegliendo una stanza quanto più possibile isolata e si eviterà che rischino la vita presi dalla fortissima paura. Per attenuare la paura anche degli animali che vivono all’interno delle nostre abitazioni è possibile fare qualcosa. L’isolamento acustico e visivo è determinante per attenuare il terrore che possono provare questi cani, perciò dovremmo scegliere di adibire per loro una stanza senza finestre, o dove si possano chiudere bene vetri e tapparelle, cercando di creare un ambiente confortevole per loro. Possiamo mettere della musica di sottofondo per attenuare i rumori esterni, questo aiuterà l’animale a ridurre l’iper-vigilanza rispetto a quanto accade all’esterno, predisponendolo meglio ad accogliere il nostro aiuto. Un altro aiuto importante sarà il nostro atteggiamento rispetto al cane e a quanto accade fuori casa. Innanzitutto il cane dovrà sentirsi accolto, fisicamente in casa ma anche rispetto a ciò che prova. Mostrarsi indifferenti o, peggio, sgridarlo non farà che peggiorare le cose. Un cane spaventato, infatti, esattamente come noi, ha bisogno di sentire che può fare conto sulle persone che rappresentano per lui un punto di riferimento. Nel momento della paura avere qualcuno accanto che può aiutarlo è fondamentale. La paura è un’emozione vitale nelle situazioni che mettono in pericolo la vita e un cane che ha paura dei fuochi artificiali si sente in pericolo di vita quando si trova nel mezzo al “bombardamento” della notte di capodanno. Il conforto, l’accoglienza, le attenzioni per attenuare luci e rumori sono il primo passo. Quando cominciano i festeggiamenti, poi, sarà importante l’aiuto attivo. Sarà molto utile porsi con un atteggiamento sereno, tranquillo, allegro, perché questo potrà ispirare tranquillità nel cane, se si fida sufficientemente di noi. Può essere utile proporre un gioco che lo diverte, oppure semplicemente sederci accanto al cane accarezzandolo o semplicemente festeggiare cercando di coinvolgerlo in un clima festoso e distrarlo da ciò che accade fuori dalla casa. Prima e dopo i festeggiamenti. Per evitare di aggravare la paura con ulteriori traumi o, ancora peggio possibili incidenti, sarà necessario scegliere con cura l’orario e le modalità di uscita in passeggiata. È bene evitare le uscite durante le ore clou della sera di festa, scegliendo piuttosto orari tranquilli dove sono minori le possibilità di sentire botti improvvisi. Un'altra importante attenzione è di evitare le uscite in libertà anche per un rapido bisogno, che sia in giardino o al parco. Un botto improvviso potrebbe provocare una forte paura, la fuga, l’aggravamento dello stato di allerta e complicare le ore successive. Prima di uscire di casa è bene accertarsi che il collare o la pettorina siano ben stretti, il guinzaglio andrà tenuto ben saldo tra le mani e nel caso dovessero sentirsi botti all’improvviso potrebbe essere necessario contenere il cane in braccio, se possibile, o direttamente da collare o pettorina ed allontanarsi dal rumore. Prevenire per curare. Per i cani che presentano sintomi seri a causa dei rumori da sparo, come tremori, tachipnea, tachicardia, dissenteria o che abbiano già messo in atto tentativi di fuga in passato, sarebbe opportuno provvedere per tempo ad una visita veterinaria comportamentale. Esistono in commercio molti prodotti naturali che possono dare conforto all’animale che soffre di fonofobia, molti accorgimenti che saranno da individuare sulla base del soggetto, del tipo di abitazione, delle risorse famigliari. Agire per tempo vorrà dire poter vivere le festività con maggior serenità del cane e di tutta la famiglia, riducendo la paura anche degli eventi futuri. “Med. Vet., PhD, Esperto in comportamento animale riconosciuto FNOVI, Presidente SISCA (Società Italiana Scienze Comportamentali Applicate) - (Medicina comportamentale)”Dr.ssa Maria Chiara CatalaniAutore #sppb-addon-1719818877863 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877863 img{}#sppb-addon-1719818877864 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877864 img{}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}
Cos’è la malattia renale cronica del gatto? La malattia renale cronica, anche nota con l’acronimo CKD (dall’Inglese chronic kidney disease) è la patologia più comunemente riscontrata nei gatti di età geriatrica. E’ causata dalla riduzione cronica (più di 3 mesi di durata) e persistente della funzionalità di uno o entrambi i reni. La malattia renale cronica ha un andamento progressivo e irreversibile. Non sempre il grado di perdita di funzionalità è proporzionato all’entità del danno strutturale del rene. Pertanto, è importante l’identificazione precoce della malattia per instaurare una corretta gestione terapeutica e rallentarne la progressione evitando eventuali ripercussioni generali. Cosa causa la malattia renale cronica del gatto? Non sempre è possibile risalire alla causa esatta della malattia renale cronica per cui la malattia viene definita come idiopatica. Tuttavia, diverse sono le possibili cause predisponenti a un danno renale e alla successiva insorgenza di fibrosi e infiammazione interstiziale con conseguente insorgenza di malattia renale cronica. Nel gatto queste includono infezioni batteriche delle vie urinarie alte (pielonefriti), infezioni da virus (come il FIV), ipertensione sistemica, eventi ischemici, assunzione di farmaci nefrotossici o ingestione di tossine, ostruzione delle vie urinarie da calcoli, accumulo di sostanza amiloide (amiloidosi renale), tumori renali ed infine anomalie congenite (come il rene policistico). Nonostante la presenza di una causa sottostante, spesso la diagnosi viene fatta tardivamente quando la malattia è già in uno stadio avanzato ma la causa scatenante non è più presente. Qual è la prevalenza della malattia renale cronica del gatto? Si stima che circa il 30-40% dei gatti di età superiore ai 10 anni sia affetto da malattia renale cronica.Diversi studi scientifici hanno riportato una predisposizione di razza per la malattia con Main Coon, Abissino, Blu di Russia, Burmese e Siamese soggetti a un rischio maggiore di sviluppare la malattia. Quali sono i sintomi tipici della malattia renale cronica del gatto? Negli stadi iniziali della malattia il gatto affetto da malattia renale cronica può essere del tutto asintomatico. Quando presenti i sintomi riportati sono diversi e includono: Aumento della sete e della urinazione (poliuria e polidipsia) Perdita di peso Appetito altalenante Sintomi gastrointestinali intermittenti (nausea, vomito, diarrea) Negli stadi avanzati o terminali ai sintomi sopracitati possono aggiungersi Anoressia (perdita dell’appetito) Letargia Alito uremico Ulcere orali e stomatiti Pallore delle mucose Come faccio sapere se il mio gatto ha la malattia renale cronica? La presenza di malattia renale cronica viene sospettata in presenza di sintomi compatibili in un gatto di età avanzata. Tuttavia, spesso la diagnosi viene fatta accidentalmente in corso di indagini diagnostiche preventive o effettuate prima di una anestesia generale o procedura elettiva (come ad esempio pulizia o estrazione dentali). Perchè sono importanti gli esami di laboratorio per la diagnosi di malattia renale cronica del gatto? La diagnosi di malattia renale cronica viene tipicamente emessa dopo aver riscontrato i segni di insufficienza renale negli esami di laboratorio su sangue ed urine. Le alterazioni di laboratorio indicative di insufficienza renale sono: Aumento dell'urea e creatinina sieriche Aumento della SDMA (che può insorgere anche con urea e creatinina normale) Urine poco concentrate (peso specifico urinario inferiore a 1.035) in associazione al rialzo della creatinina e/o SDMA. Inoltre le analisi di laboratorio possono mostrare anche alterazioni che insorgono come conseguenza dalla malattia renale stessa. Per gli esami ematici queste includono: Acidemia (riduzione del pH del sangue) Aumento del fosforo Diminuzione o aumento del calcio Diminuzione del potassio Anemia lieve-moderata non rigenerativa Per l’esame delle urine le alterazioni aggiuntive includono: Presenza o meno cellule infiammatorie o batteri Presenza di cilindri Accumulo di proteine (proteinuria) Perchè è importante l’esame ecografico in corso di malattia renale cronica? L'esame ecografico può rilevare alterazioni nella architettura di uno o entrambi i reni anche in assenza di alterazioni degli esami ematologici.I reni in corso di malattia renale cronica tendono a perdere la normale architettura. Uno dei primi segni di malattia renale cronica è la perdita della netta distinzione tra la corticale (regione più esterna) e la midollare (regione più interna) del rene solitamente facilmente distinguibili per via ecografica. (Fig. 1) In aggiunta le dimensioni dei reni possono ridursi e possono comparire alterazioni nella loro forma o mineralizzazioni del parenchima ed inoltre potrebbero essere visibile i segni della causa della malattia renale come la pielonefrite (con dilatazione dei bacinetti renali e reattività del grasso e presenza di liquido libero circostante i reni), la presenza di calcoli nei bacinetti renali, negli ureteri o in vescica o la presenza di cisti multiple (rene policistico) o neoformazioni indicative di tumori. Quanti stadi esistono di malattia renale cronica del gatto? Fondamentalmente esistono 4 stadi di gravità (in ordine crescente dall’1 al 4) così definiti dalla Società Internazionale di Interesse Renale (IRIS). Lo stadio viene determinato in base ai valori della creatinina sierica e della SDMA. Per ogni stadio esistono dei sottostadi determinati dalla presenza o meno di marker prognostici come l’aumento del fosforo ematico, l’accumulo di proteine nelle urine e l’ipertensione arteriosa. Ad ogni stadio corrisponde la probabilità o meno di presentare dei sintomi clinici e sviluppare complicazioni sistemiche oltre che una prognosi più o meno favorevole nel lungo termine. Quali sono le complicazioni della malattia renale cronica? La malattia renale cronica nel tempo può portare all’insorgenza di una serie di complicazioni anche al di fuori dell’apparato urinario che possono impattare negativamente la qualità di vita e la prognosi del gatto. Le complicazioni meglio descritte della malattia renale cronica nel gatto sono: l'anemia cronica non rigenerativa secondaria alla ridotta produzione dell’ormone “eritropoietina” dal rene malato (ormone responsabile della produzione di globuli rossi da parte del midollo osseo). L’anemia se molto grave può peggiorare la qualità di vita del gatto o comprometterne la sua sopravvivenza;l’alterazione dei meccanismi di escrezione e riassorbimento di sostanze tamponanti da parte del rene può portare alla eccessiva acidificazione del sangue (acidosi metabolica); un’altra conseguenza della malattia renale molto frequente è la comparsa di ipertensione arteriosa, che se grave e non trattata può provocare danni vascolari ai piccoli capillari di organi target come cervello, cuore e occhio. Fig.1 - Ecografia di un gatto con malattia renale cronica avanzata. Si noti la perdita della normale distinzione cortico-midollare (parentesi), l’aspetto irregolare del profilo renale e il lieve versamento perirenale (freccia).Qual è la prognosi della malattia renale cronica del gatto e perchè è importate la medicina preventiva ? La prognosi di un gatto con malattia renale cronica dipende fondamentalmente dallo stadio della malattia (peggiora all’aumentare dello stadio di gravità) e dalla comparsa di complicazioni secondarie alcune potenzialmente fatali se non riconosciute e gestite. Fondamentali saranno ai fini prognostici la tempestiva identificazione della malattia renale e delle sue complicazioni e la loro gestione terapeutica. In generale, la malattia renale cronica rappresenta la causa di morte in circa il 13% dei gatti di età superiore ai 15 anni ma se tenuta sotto controllo consente una buona qualità di vita anche nel lungo termine. Per questo motivo è importante chiedere al proprio veterinario di fiducia di eseguire check up preventivi periodici in modo da poter escludere o diagnosticare precocemente la malattia renale cronica del proprio gatto.“Med. Vet., Diplomato ACVIM, Diplomato ECVIM-CA, MRCVS, EBVS® - Specialist in Small Animal Internal Medicine”Dr. Fabio ProcoliAutore #sppb-addon-1719818877863 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877863 img{}#sppb-addon-1719818877864 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877864 img{}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}
I seni paranali o sacchi anali, presenti sia nel cane sia nel gatto, sono due “sacchettini” localizzati alle ore “4” e “8” della regione anale, circondati da fibre del muscolo sfintere esterno dell’ano. Le loro pareti sono tappezzate da ghiandole apocrine e il loro secreto, maleodorante per gli umani, è evacuato attraverso un dotto (in cui sono presenti anche ghiandole sebacee) localizzato a livello della giunzione mucocutanea, tra gli sfinteri esterno e interno dell’ano. Le patologie più comuni sono l’intasamento, la sacculite (a volte accompagnata da fistolizzazione esterna) ed i tumori. Tra i tumori, il più importante è l’adenocarcinoma apocrino, più raro il melanoma ed altri tipi di neoplasie. I cani colpiti sono più spesso di media taglia, senza predisposizione di sesso. L’adenocarcinoma del seno paranale è molto raro nel gatto. Quali i possibili segni clinici che conducono a visita? Può innanzi tutto essere che il tumore ai lati dell’ano passi inosservato (nel 40% dei casi) per qualche tempo perché di piccole dimensioni e venga svelato solo durante un’esplorazione digitorettale eseguita per altre ragioni. Per questo motivo è sempre bene far visitare periodicamente il proprio cane dal Veterinario di fiducia anche se non manifesta alcun sintomo clinico. In altri casi, invece, il paziente manifesta difficoltà nella defecazione, per la grandezza della massa o, molto più spesso, per ingrandimento metastatico dei linfonodi della regione (sotto alla colonna vertebrale e al di sopra dell’ultimo tratto dell’intestino, il coloretto) e/o aumento della sete e della quantità di urina prodotta. L’aumento della sete e della produzione urinaria è indotto da un aumento del calcio nel sangue (ipercalcemia) a causa di una sostanza prodotta dal tumore, sia dal tumore primario sia dalle sue eventuali metastasi (nei linfonodi regionali o in altre sedi lontane – fegato, milza, polmoni, linfonodi di altre sedi, osso, etc.). Diagnosi ed esami collaterali La diagnosi si basa sulla visita clinica con esplorazione digito-rettale e su ulteriori esami che il veterinario potrà richiedere come ad esempio: ago-aspirato ed esame citologico del tumore primario, esame ecografico dell’addome e radiografico del torace oltre ad esami del sangue. Al fine, però, di programmare l’intervento chirurgico il veterinario potrà richiedere un esame TC completo “total body”. Se è presente ipercalcemia, riscontrata con gli esami ematologici, il veterinario prescriverà una terapia adeguata perché può provocare danni renali. Paziente chirurgico è quello che, dopo tutti gli accertamenti, mostra solo il tumore primario, o il tumore primario in regione perineale e metastasi ai soli linfonodi regionali. Dopo la chirurgia l’uso della chemioterapia standard è controverso ma alcuni nuovi farmaci (i cosiddetti anti-tirosinchinasici, attivi su questo tumore in circa il 60% dei casi, possono avere la loro efficacia. Questi ultimi farmaci possono essere anche essere utilizzati nel tentativo di diminuire preoperatoriamente le dimensioni dei linfonodi o qualora si siano rilevate metastasi in più sedi, a scopo palliativo. La presenza contestuale di tumore primario e linfonodi regionali colpiti è un fattore che influisce negativamente sulla sopravvivenza (da 12 a 24 mesi). Nei casi in cui è indicata solo l’asportazione del tumore primario (metastasi non rilevate), la sopravvivenza è spesso di oltre 2 anni. “DVM, Prof. Ordinario Clinica Chirurgica Veterinaria, Diplomato ECVS, EBVS® - European Specialist in Small Animal Surgery - (Oncologia Clinica, Chirurgia Oncologica, Chirurgia dei Tessuti Molli)”Prof. Paolo BuraccoAutore #sppb-addon-1719818877863 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877863 img{}#sppb-addon-1719818877864 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877864 img{}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}
Cosa si intende per ostruzione uretrale del gatto? L’ostruzione uretrale del gatto è una patologia ostruttiva acuta a carico dell’uretra, ultimo tratto delle basse vie urinarie, relativamente comune con un tasso di incidenza del 8%. L’ostruzione uretrale del gatto appartiene ad un gruppo di malattie delle basse vie urinarie del gatto denominato FLUTD (dall’inglese Feline Lower Urinary Tract Disease), in cui rientrano la cistite idiopatica felina (FIC) e le infezioni delle vie urinarie (UTI). Se non gestita in modo tempestivo, l’ostruzione uretrale è una condizione potenzialmente fatale. Quali sono le cause dell’ostruzione uretrale del gatto? Le cause di ostruzione uretrale nel gatto sono di due tipologie: Meccaniche (70% dei casi): includono la formazione di calcoli (10% dei casi) o plug (60% dei casi) e, meno frequentemente, di stenosi (restringimenti) all’interno dell’uretra. Funzionali (30% dei casi): rappresentate da spasmo della muscolatura liscia uretrale e/o edema della mucosa (rivestimento interno) uretrale Nel complesso, i plug uretrali sono la causa più comune di ostruzione uretrale del gatto. Si tratta di conglomerati di materiale proteico e cristalli attorno ad una matrice organica costituita da cellule di desquamazione o cellule ematiche. Si ipotizza che processi infiammatori a carico delle basse vie urinarie, come quelli in corso di cistite idiopatica felina, possano giocare un ruolo chiave nella formazione dei plug uretrali favorendo la precipitazione di proteine e lo sfaldamento delle cellule della mucosa uretrale. Inoltre, lo stato infiammatorio a carico di vescica ed uretra può a sua volta indurre l’edema (rigonfiamento) della mucosa uretrale e lo spasmo (contrazione) della muscolatura uretrale portando a un’ostruzione di tipo funzionale. Quali fattori aumentano il rischio di sviluppare l’ostruzione uretrale nel gatto? Sono stati individuati alcuni fattori predisponenti lo sviluppo di ostruzione uretrale nel gatto. Sesso maschile: la malattia è quasi esclusiva di gatti di sesso maschile a causa del diametro inferiore e del decorso maggiormente tortuoso dell’uretra nel gatto rispetto alla gatta Stress ambientali: lo stress di diversa origine è in grado di indurre delle alterazioni di tipo neuro-endocrino in grado di attivare uno stato infiammatorio a carico delle basse vie urinarie Mancato accesso all’esterno: si ipotizza che i gatti esclusivamente indoor siano meno attivi e di conseguenza presentino un numero di urinazioni ridotto favorendo la ritenzione urinaria e la formazione di cristalli e plug nell’urina Obesità Fattori alimentari come il consumo di una dieta esclusivamente secca Quali sono le conseguenze dell’ostruzione uretrale? Il mancato deflusso di urina determina un aumento della pressione idrostatica nelle vie urinarie con direzione retrograda/ascendente. Una volta raggiunta la massima capacità di tensione dei tessuti, questi andranno incontro ad un danno ischemico acuto con conseguente necrosi e morte cellulare. L’aumento della pressione idrostatica si trasmetterà in senso ascendente dalla vescica ai reni causando un danno ischemico acuto con insufficienza renale acuta. Si avrà quindi un accumulo progressivo nel sangue dei prodotti del metabolismo azotato e di elettroliti (come il potassio) normalmente escreti con le urine. Tale accumulo sarà responsabile della comparsa di sintomi clinici sistemici come depressione del sensorio, anoressia e vomito. In caso di grave rialzo di potassio nel sangue (iperpotassiemia) si assisterà a un rallentamento della attività cardiaca con rischio di arresto cardio-respiratorio. Sarà quindi fondamentale riconoscere e trattare tempestivamente l’ostruzione uretrale onde evitare l’insorgenza di grave insufficienza renale e iperpotassiemia. Come si può sospettare l’ostruzione uretrale nel proprio gatto? Non è semplice per il proprietario riconoscere i segni di ostruzione uretrale nel proprio animale, in particolare se in casa sono presenti più gatti o se il gatto è solito urinare all’esterno dell’abitazione. I segni clinici possono essere divisi in segni a carico delle basse vie urinarie e segni sistemici.I sintomi clinici delle basse vie urinarie includono: stranguria (urinazione dolorosa e intermittente a gocce) disuria (difficoltà, irregolarità e dolore durante l’urinazione) dolore addominale I segni clinici sistemici in genere compaiono nei pazienti ostruiti da più di 24 ore. Sono dovuti all’accumulo di tossine uremiche, all’iperpotassiemia e all’alterato stato acido-base del sangue secondari alla insufficienza renale. I sintomi sistemici includono: anoressia (totale perdita di appetito) tachipnea (aumento della frequenza respiratoria) bradicardia (riduzione della frequenza cardiaca) vomito ipotermia (abbassamento della temperatura corporea) La presenza di ipotermia e bradicardia sono forti indicatori della presenza di iperpotassiemia (una grave complicazione). Diagnosi di ostruzione uretrale nel gatto La diagnosi di ostruzione uretrale nel gatto viene effettuata dal medico veterinario solitamente sulla base dei segni clinici riportati dal proprietario e dalla constatazione di una vescica sovradistesa e dolente alla palpazione dell’addome effettuata durante l’esame fisico del gatto. Una volta diagnosticata l’ostruzione uretrale il veterinario dovrà stabilire la gravità del paziente ed individuare e gestire la causa della ostruzione uretrale. Per questo motivo il medico veterinario può richiedere ed effettuare esami ematologici di laboratorio utili per poter valutare lo stato generale del paziente, la presenza ed il grado di insufficienza renale, l’eventuale iperpotassiemia ed utili per stabilire il trattamento terapeutico. Ulteriori esami che il veterinario può richiedere sono l’esame delle urine e l’esame radiografico ed ecografico dell’addome. Queste indagini possono permettere di valutare l’eventuale presenza di calcoli in vescica o in altri tratti delle vie urinarie e l'eventuale, seppur rara, concomitante presenza di infezione delle vie urinarie. L’ostruzione uretrale dovrà essere risolta tramite cateterismo che permette la disostruzione dell’uretra e la fuoriuscita delle urine accumulate in vescica. Una volta risolta l’ostruzione il paziente potrebbe necessitare di una ospedalizzazione di durata variabile in modo da poter monitorare la produzione urinaria e ristabilire il quadro clinico generale. Anche la gestione del dolore mediante somministrazione di analgesici è importante in questo tipo di pazienti. La presenza di cistite, l’ostruzione pregressa, la cateterizzazione, sono tutte condizioni dolorose che richiedono una gestione medica. Fig.1 - Immagine ecografica della vescica urinaria di un gatto con ostruzione uretrale, eseguita dopo disostruzione per cateterismo. Si noti l’ispessimento della parete della vescica (*) indicativo di una concomitante infiammazione della vescica, e la presenza dei 2 piccoli calcoli che sono stati sospinti dall’uretra all’interno della vescica (**) tramite cateterismo e idropulsione. Qual’è la prognosi nella ostruzione uretrale del gatto? Il rischio di recidiva dopo il primo episodio varia dal 15 al 40%.Nonostante le percentuali elevate il veterinario consiglierà di attuare alcuni comportamenti utili per cercare di ridurre il rischio di sviluppo di recidiva. Per esempio: aumentare la quantità di acqua assunta dal proprio gatto per favorire la diuresi prediligere l’utilizzo di una dieta umida che favorisca la produzione di urine diluite arricchimento ambientale per ridurre lo stress e i suoi effetti nocicettivi L'ostruzione uretrale del gatto è una patologia potenzialmente fatale che necessita di essere trattata tempestivamente.Per questo motivo consigliamo di non trascurare nessun atteggiamento di un gatto che mostri difficoltà di urinazione ma di rivolgersi subito al proprio medico veterinario di fiducia.“Med. Vet., Diplomato ACVIM, Diplomato ECVIM-CA, MRCVS, EBVS® - Specialist in Small Animal Internal Medicine”Dr. Fabio ProcoliAutore #sppb-addon-1719818877863 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877863 img{}#sppb-addon-1719818877864 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877864 img{}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}