In ambito medico, per incontinenza urinaria si intende la perdita involontaria delle urine. Ciò significa che l’animale non si accorge che sta perdendo le urine e non c’è in alcun modo una componente di volontarietà nel sintomo.Questo primo aspetto è importante per il proprietario, il quale deve cercare di capire, a volte con l’aiuto del veterinario e per aiutare il veterinario stesso, se il proprio animale appunto “perde” le urine o piuttosto urina volontariamente in casa.In questo secondo caso gli anglosassoni utilizzano un valido termine che è periuria (tipico del gatto, da noi tradotto come “urinazione in luoghi inappropriati”) per descrivere appunto il fatto che l’animale urina dove non dovrebbe (esempio fuori dalla lettiera, sul divano o sul letto) ma a causa di un suo malessere urologico o comportamentale. Come molti di voi lettori/lettrici già sanno, le urine sono prodotte dai reni, si raccolgono nelle pelvi renali (o bacinetti renali) e tramite gli ureteri raggiungono la vescica.La vescica stocca le urine durante la giornata (99% del tempo) grazie al fatto che le c.d. strutture sfinteriali a livello vescico-uretrali sono “chiuse”.Quando la vescica è piena una serie di stimoli sensoriali e motori portano alla minzione ovvero alla contrazione ed allo svuotamento della vescica stessa (1% del tempo). Perché ciò avvenga le strutture sfinteriali devono rilassarsi e permettere il passaggio dell’urina che poi arriva all’esterno tramite l’uretra e il meato urinario (che si trova nel vestibolo vaginale nella femmina o nel glande del maschio).In un animale con incontinenza urinaria, qualcosa in questo apparentemente semplice, ma in realtà molto complesso, sistema non funziona come dovrebbe! L’incontinenza urinaria viene approcciata in ambito clinico in vari modi.Il modo più semplice e pratico è quello che cercare di comprenderne bene alcuni aspetti che oggi chiamiamo fenotipici ovvero il quando avviene (esempio quando il cane dorme o è sdraiato o in qualunque momento della giornata), il come avviene (esempio se l’incontinenza è continua e a piccole gocce piuttosto che abbondante e magari dopo la minzione), in quale tipologia di animale avviene (gatto vs cane; animale giovane vs anziano; castrano vs intero) e se l’incontinenza è associata o meno ad altri sintomi urologici o neurologici.Il proprietario ha un ruolo fondamentale per effettuare questa caratterizzazione e molte domande che verranno formulate da noi veterinari sono appunto mirate a capire questi aspetti. Nel cane, una delle situazioni più comuni che porta a incontinenza urinaria è la c.d. incontinenza urinaria post-sterilizzazione. Si tratta di una problematica relativamente comune e che colpisce soprattutto le femmine (occasionalmente i maschi).La sterilizzazione si associa alla scomparsa di ormoni sessuali che sono utili anche alle vie urinarie.In particolare, l’assenza di estrogeni si associa alla comparsa di una ridotta capacità di continenza delle urine in vescica legata a ridotta attività e debolezza delle strutture sfinteriali. In termine tecnico si parla di USMI (urethral sphincter mechanism incompetence o incompetenza dei meccanismi sfinteriali uretrali).Sulla base di numerosi studi scientifici, i fattori che ad oggi sono stati maggiormente associati alla comparsa di incontinenza urinaria post-sterilizzazione sono la precocità con cui viene effettuata la sterilizzazione e la mole che l’animale raggiungerà da adulto: in parole più semplici il rischio sarà maggiore quanto prima la cagna sarà sterilizzata e quanto più grande sarà da adulta.Per queste ragioni oggi sappiamo che il rischio è più significativo per i cani grossa mole. Anche nel maschio la mole dell’animale sembra essere un fattore predisponente alla comparsa di questo sintomo mentre non è noto il ruolo della precocità della sterilizzazione.Nel gatto, per nostra fortuna, il problema non si verifica in associazione alla sterilizzazione, ma esistono rare forme congenite di incompetenza dei meccanismi sfinteriali uretrali che rendono incontinenti i gattini già alla nascita. I cani femmina che soffrono di incontinenza post-sterilizzazione hanno alcuni sintomi caratteristici: l’incontinenza compare a distanza di mesi/anni dalla sterilizzazione; l’incontinenza è tipicamente saltuaria/occasionale all’inizio, poi può aumentare di frequenza; il cane è incontinente soprattutto quando dorme o riposa ed è sdraiato (si pensa che questo sia secondario ad un ridotto controllo volontario associato a un aumento della pressione a livello addominale); il cane sta bene per tutto il resto e di solito non ha altri sintomi specifici.Molti animali incontinenti (a prescindere dalla causa) si lambiscono frequentemente l’area genitale poiché la trovano imbrattata di urina e possono soffrire di dermatite nell’area perineale sempre legata al contatto prolungato della cute con l’urina. La diagnosi di questo tipo di incontinenza urinaria si ottiene con una visita urologica approfondita (di solito nella norma) che come avete potuto leggere sopra, tuttavia, comprende tante domande per quella che si chiama la raccolta anamnestica.ll protocollo diagnostico prevede l’esecuzione di diagnostica per immagini (ecografia addominale o in taluni casi radiografie), esami ematochimici di base ed esame delle urine con urinocoltura.Di solito i risultati di questi esami sono nella norma. Trattandosi tuttavia di una diagnosi che noi veterinari definiamo “ad esclusione” o “per esclusione”, oggi esiste la forte raccomandazione di eseguire anche l’esame endoscopico (endoscopia delle vie urinarie) mirato ad escludere eventuali malformazioni che possono essere esse stessa causa o concausa dell’incontinenza urinaria.Tra le più comuni malformazioni presenti nella cagna ricordiamo i c.d. setti vaginali o l’ectopia degli ureteri (vedi dopo). Un primo aspetto che il proprietario di una cagna che soffre di incontinenza urinaria post-sterilizzazione deve capire è che, nella maggior parte dei casi (come scritto sopra), il cane sta “bene” e il problema della perdita urinaria è appunto un “problema” soltanto per noi umani!Questo poiché in alcuni casi, vedi ad esempio cani di grossa mole che vivono esclusivamente in casa, le perdite urinarie possono essere davvero abbondanti e creare un disagio notevoli per il proprietario. Il disagio è sicuramente inferiore per gli animali che vivono fuori gran parte della giornata. Esistono vari approcci terapeutici per risolvere o più spesso ridurre il sintomo incontinenza in corso di incontinenza post-sterilizzazione. Si va dal “semplice” approccio farmacologico in monoterapia o terapia combinata, a interventi eseguiti per via endoscopica, fino a interventi di nuova generazione (es.: applicazione di un c.d. sfintere artificiale).La decisione su quale approccio utilizzare deve essere presa in accordo con il veterinario e su suo consiglio e sulla base della gravità del sintomo e del “disagio” che questo sintomo ci arreca come proprietari.Uno dei farmaci che maggiormente utilizziamo si chiama fenilpropanolamina ed è un farmaco che, quando somministrato con costanza, aumenta il tono delle strutture sfinteriali e può portare a ottimi risultati. Come tutti i farmaci, non è privo di effetti collaterali e di conseguenza l’utilizzo deve essere valutato attentamente in termini di effettiva necessità di iniziare il trattamento e di dose da utilizzare. Anche il dosaggio può essere modulato in modo significativo su attento consiglio del veterinario. Una malattia spesso sottovalutata e causa di incontinenza urinaria nel cane (rara nel gatto, ma possibile) è una malformazione che prende il nome di ectopia degli ureteri. Per ectopia degli ureteri si intende il fatto che gli ureteri non sboccano nella loro sede normale (c.d. trigono vescicale o vescico-uretrale), ma sboccano “altrove” e sono appunto “ectopici”.Lo sbocco degli ureteri in corso di ectopia ureterale può essere molto vicino alla posizione normale, lungo il decorso dell’uretra o nella vagina. Nel maschio, talvolta, lo sbocco può essere a livello della prostata. Il tipo di ectopia e la sede della stessa condizionano enormemente la gravità del sintomo. L’ectopia degli ureteri è maggiormente segnalata in cani di media/grossa taglia quali ad esempio il Golden retriever, il Labrador retriever, il Siberian Husky, il Samoiedo, l’Amstaff, i Bulldog e il Border Collie, ma possono essere colpiti anche i meticci o animali di piccola taglia come alcuni Terrier e il Barboncino.Si potrebbe supporre che un animale con ectopia degli ureteri debba sempre e per forza essere gravemente incontinente, tuttavia questo non è vero e molti animali con questa malformazione addirittura non hanno incontinenza o hanno un sintomo saltuario.Nei casi più gravi l’incontinenza è continua (esempio piccole gocce di urina che fuoriescono durante tutta il giorno) e presente dalla nascita.Trattandosi di una malformazione, l’ectopia ureterale è presente già dalla nascita, ma i sintomi possono comparire già nel neonato, nel cucciolo o nell’animale molto giovane, o talvolta soltanto nell’adulto.È oggi ben noto, inoltre, che l’ectopia degli ureteri così come altre malformazioni delle vie urinarie possono associarsi a infezioni delle vie urinarie ricorrenti. La diagnosi di ectopia degli ureteri si basa anche in questo caso sulla visita urologica completa e su una corretta e approfondita raccolta anamnestica.Il protocollo diagnostico prevede l’esecuzione di esami ematochimici di base, esame delle urine, urinocoltura e diagnostica per immagini (ecografia e radiologia). In taluni casi può essere utile la tomografia computerizzata.Anche in questo caso, tuttavia, l’esame d’elezione per la maggior parte dei pazienti è l’endoscopia delle vie urinarie. L’endoscopia, infatti, consente di diagnosticare con certezza l’ectopia ureterale e oggi, tramite un intervento con laser consente di risolvere il problema in sede endoscopica senza ricorrere ad un classico intervento chirurgico a livello addominale.La chirurgia rimane comunque l’unica soluzione per alcune tipologie di ectopia ureterale. La prognosi di questa malattia, che ricordiamo è una malformazione, è buona se il paziente riceve il giusto trattamento a seguito di una corretta diagnosi.In molti casi l’incontinenza viene completamente risolta, o comunque si assiste, anche grazie a trattamenti combinati (es.: ablazione laser + farmaci), ad un significativo miglioramento della situazione che diventa compatibile con una gestione non troppo stressante né per il cane né per il proprietario.Vista la complessità della situazione, è evidente come sia necessario rivolgersi ad un veterinario esperto per poter ricevere i giusti consigli. È innegabile, tuttavia, che anche i costi economici, oltre a quelli emotivi, possono essere importanti quando si ha un cane con questa problematica. Le cause di incontinenza urinaria sono tuttavia numerose e a volte questo sintomo si compagna ad altri sintomi/segni clinici di natura urologica.Alcuni cani che soffrono di urolitiasi (calcoli alle vie urinarie), infezioni delle vie urinarie, malformazioni o più raramente neoplasie delle vie urinarie, possono essere talvolta incontinenti oltre a mostrare altri segni più caratteristici quali difficoltà a urinare, emissione di piccole quantità di urina frequentemente durante la giornata, dolore alla minzione ed ematuria.In questi casi sarà necessario un protocollo diagnostico completo e mirato a identificare la causa del problema prima di poter decidere la terapia. In molti di questi casi la prognosi è buona. Ultima (ma non ultima) condizione da valutare quando si ha un cane o un gatto con incontinenza è quella neurologica. In questi casi, la visita neurologica sarà fondamentale e potrà evidenziare problematiche di vario tipo, ma nella maggior parte dei casi di incontinenza di tipo neurologico si tratta di malattie del midollo spinale e dei nervi spinali. In conclusione, l’incontinenza urinaria è una condizione relativamente frequente nel cane e rara nel gatto.Si tratta di un sintomo da non sottovalutare mai e che deve richiedere una valutazione approfondita da parte del medico veterinario.Capire qual è il problema, in questo come in altri casi, è il primo passo per poter decidere che terapia impostare ed avere i risultati che speriamo.Oggi, le conoscenze e la tecnologia che possiamo applicare in ambito medico hanno permesso molti passi avanti anche in ambito urologico. Dobbiamo saper sfruttare al meglio tutto ciò per poter assicurare ai nostri animali una buona qualità di vita. “DVM, Professore associato Ospedale veterinario universitario (DIMEVET) Alma Mater Studiorum – Università di Bologna - Esperto MYLAV – Nefrologia e Urologia”Prof. Francesco DondiAutore #sppb-addon-1719818877863 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877863 img{}#sppb-addon-1719818877864 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877864 img{}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}
Negli ultimi anni il coniglio è diventato sempre più popolare grazie alla sua capacità di adattamento alla vita in famiglia, è simpatico e intelligente, si fa coccolare e morde raramente.Esistono più di 60 razze domestiche che si differenziano tra loro per varietà di forme, dimensioni e colori e ha un’aspettativa di vita compresa in media tra i 9 e 12 anni. Il coniglio è erbivoro, la sua dieta è costituita principalmente da fieno e vegetali. Il fieno è la parte più importante della dieta; si possono utilizzare fieni misti oppure fieni specifici come il fieno di fleolo, di avena, di segale, di orzo e di erba medica. Quest’ultimo è consigliato nei coniglietti perché, essendo ricco di calcio, favorisce lo sviluppo osseo e riduce la presenza di malattie metaboliche legate alla carenza dello stesso.Nei conigli adulti si sconsiglia il fieno di erba medica poiché contenendo più calorie e proteine di quanto ne richieda la razione giornaliera, potrebbe causare disturbi gastrointestinali e obesità.Il fieno deve essere lasciato sempre a disposizione del nostro coniglio, è ricco di vitamine, minerali e proteine e favorisce una sana motilità gastrointestinale e un adeguato consumo dei denti attraverso la masticazione, si consiglia di somministrare una varietà di due o più tipi diversi di fieno. La dieta deve contenere una buona quantità di alimenti verdi: lattuga romana, sedano, tarassaco, trifoglio, finocchio e ciuffi di finocchio e carota, radicchio.Gli alimenti verdi hanno gli stessi benefici nutrizionali del fieno, ma contengono una più ampia selezione di nutrienti e forniscono anche acqua alla dieta.Da evitare l’utilizzo di insalata brasiliana perché povera di sostanze nutritive.Gli alimenti freschi devono essere lavati, asciugati e somministrati a temperatura ambiente.E' preferibile preparare una razione contenente tre varietà di verdure al giorno. Bisogna evitare cambiamenti improvvisi nella dieta, i nuovi alimenti devono essere inseriti in modo graduale nel corso di alcuni giorni a partire da piccole quantità per evitare disturbi dell’apparato gastroenterico. La frutta e alcuni tipi di vegetali si possono utilizzare come snack e come ricompensa durante il gioco. Gli alimenti indicati sono mele, mirtilli, lamponi, ciliegie, ananas, mirtilli rossi, more, pezzetti di carota, peperoni rossi o verdi, mango, zucca e banana. I pellet dovrebbero essere somministrati in piccole porzioni perché l’alimento commerciale causa sensazione di sazietà, favorisce l’aumento di peso e limita la masticazione predisponendo allo sviluppo di patologie dentali. I pellet commerciali dovrebbero costituire il 10% della dieta di un coniglio.Gli alimenti da evitare sono i mangimi contenenti frutta disidratata, semi di girasole e legumi. Altri cibi pericolosi sono: pane, cereali, cioccolato, mais, noci, avena, zucchero raffinato, semi, grano o qualsiasi altro cereale. L’acqua deve essere sempre disponibile, fresca e pulita, si può utilizzare un beverino a valvola e una ciotola antiribaltamento. L’alloggio dovrebbe essere il più grande possibile per consentire al coniglio di muoversi e di fare esercizio, inoltre, deve essere abbastanza alto da permettergli di stare in piedi sulle zampe posteriori senza sbattere la testa. Si deve prevedere uno spazio dedicato alla lettiera e uno al riposo.I conigli che vivono in casa dovrebbero essere alloggiati nella parte più fresca e meno umida, la temperatura compresa tra i 15 e 20 gradi, temperature superiori ai 30 gradi potrebbero causare colpi di calore. Per questo motivo, non deve essere confinato al sole diretto durante il periodo estivo, si deve sempre assicurare la presenza di ampie zone d’ombra.Temperature inferiori ai 10 gradi possono essere pericolose; si deve evitare di esporlo a correnti d’aria, vento e pioggia. È importante garantire al nostro coniglio esercizio quotidiano affinché possa mantenersi in salute e al fine di prevenire disturbi fisici o comportamentali.Dovrebbe avere a disposizione un’area dove poter sgambettare, esplorare e curiosare per alcune ore al giorno. Se non dovesse essere disponibile un giardino, o non si volesse tenerlo libero in casa, si potrebbe creare un recinto all’interno dell’abitazione. Occorre in ogni caso evitare che possa entrare in contatto con materiali pericolosi quali i cavi elettrici, o tossici quali alcune tipologie di piante. La lettiera può essere posizionata in una piccola area, i lati del contenitore dovrebbero essere sufficientemente bassi da consentire al coniglio di entrare e uscire senza difficoltà. Il fondo deve essere ricoperto da fieno oppure da tronchetti di segatura o fogli di giornali pressati.La lettiera di sola segatura non è indicata perché risulta essere molto polverosa e potrebbe causare riniti allergiche.Non si devono utilizzare lettiere in argilla o agglomeranti che, qualora ingerite, potrebbero causare un blocco intestinale anche fatale.Una scatola piena di fieno oppure una scatola chiusa può essere scelta come nascondiglio o zona riposo. Il coniglio ama giocare e necessita di una stimolazione mentale continua; utili a questo scopo possono essere rami secchi degli alberi non trattati, giocattoli da masticare in legno, cestini di paglia non verniciati, rotoli di carta igienica e cartoni vuoti All’interno dei giocattoli si possono nascondere dei premi alimentari per incoraggiare il comportamento di foraggiamento. Prima di iniziare la convivenza con il nostro coniglio, è opportuno sottoporlo a visita veterinaria da parte di un medico che si occupa di nuovi animali da compagnia. “DVM, GPCert medicina e chirurgia degli animali esotici, Responsabile settore Animali non Convenzionali Mylav La Vallonea”Dr. Gustavo PicciAutore #sppb-addon-1719818877863 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877863 img{}#sppb-addon-1719818877864 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877864 img{}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}
Che cosa è l' ernia perineale ? Per ernia perineale si intende una condizione patologica in cui, a causa del cedimento del cosiddetto diaframma pelvico muscolare, si produce in primis la dislocazione retto ed eventualmente anche di organi addominali quali prostata e/o vescica e, più raramente, piccolo intestino. Che cosa è il perineo? Il perineo è la regione anatomica compresa tra ano e scroto/vulva (ventralmente) e subito ai lati di queste strutture. L’area è delimitata dalla coda dorsalmente, dalla tuberosità ischiatica e, lateralmente, dal legamento sacrotuberoso (assente nel gatto). Nel gatto, in questa regione, è incluso anche il pene. Quali sono le strutture muscolari che costituiscono il diaframma pelvico? Le strutture che costituiscono il cosiddetto diaframma pelvico (che offre supporto laterale al retto) sono il muscolo elevatore dell’ano o levatore ani (subito laterale al retto), il muscolo sfintere anale esterno (che circonda l’ano) e il muscolo coccigeo (laterale al muscolo elevatore). Quali cani sono maggiormente colpiti? L’ernia perineale colpisce prevalentemente cani maschi interi adulti/anziani (7-9 anni) ma è anche segnalata in femmine intere e gatti. La minore incidenza nelle femmine è giustificata dalla maggiore robustezza della muscolatura pelvica, adatta al parto; i casi riportati in letteratura nel cane femmina sono secondari a distocia (difficoltà nel parto), tosse cronica ed eventi traumatici. Anche nel gatto l’ernia perineale è in genere conseguente a traumi. Quali sono le razze canine predisposte? Le razze pure predisposte includono: pechingese, boston terrier, corgie, boxer, barbone, bovaro delle fiandre, bobtail; è frequente nei cani meticci. È una patologia segnalata maggiormente nei soggetti a coda corta e rudimentale in cui la maggiore debolezza del diaframma pelvico sarebbe correlato a un minore sviluppo dei muscoli levator ani e coccigeo. Quali sono i fattori predisponenti e determinanti per la formazione dell'ernia perineale ? Tra i fattori predisponenti sono segnalati i disturbi endocrini, anche in termini di coesistenza, nel 30% dei casi di ernia perineale, di tumori testicolari ormono-secernenti (per lo più interstizioma). Si presume, infatti, che uno squilibrio nella produzione di androgeni e/o estrogeni possa in ultimo esitare in un aumento delle dimensioni della prostata (prostatomegalia), eventualmente concomitante allo sviluppo di cisti prostatiche intraparenchimali; anche l’eventuale coesistenza di cisti prostatiche extraparenchimali (ex-paraprosatatiche, non primariamente attribuibili ad alterazioni endocrine e frequentemente a sviluppo anche intrapelvico) può determinare un effetto massa in grado di aumentare lo sforzo evacuativo delle feci. E’ stato infine suggerito che una maggiore produzione di relaxina da parte della ghiandola prostatica possa favorire l’indebolimento del diaframma pelvico. Ulteriori fattori predisponenti sarebbero l’atrofia neurogena del muscolo levator ani (probabilmente secondaria a neuropatie del nervo pudendo o del plesso sacrale), l’atrofia muscolare senile e le miopatie del muscolo levatori ani. Condizione determinante per lo sviluppo di ernia perineale è il tenesmo fecale protratto (inteso come aumento della pressione intra-addominale e sforzo evacuativo cronico) con progressivo cedimento del diaframma muscolare pelvico. Tra le patologie potenzialmente associate a tenesmo fecale si annoverano, oltre alle già citate cisti prostatiche extraparenchimali, la prostatomegalia (ma solo quando la ghiandola è ancora in sede intrapelvica), le ostruzioni delle basse vie urinarie, le ostruzioni colorettali di diversa natura, la diarrea cronica, i processi infiammatori perianali/perineali cronici (ad esempio sacculiti, fistole perianali), etc. Quando posso sospettare che il mio cane abbia un'ernia perineale? Tra i segni clinici maggiormente segnalati possiamo riscontrate: - tumefazione perineale mono o bilaterale - tenesmo fecale (il cane si mette in posizione ma non defeca o defeca con difficoltà) e costipazione; a volte è possibile osservare prolasso rettale durante la defecazione (fuoriuscita della mucosa rettale dall’ano) - tenesmo urinario con stranguria (il cane si mette in posizione ma non urina immediatamente) - anuria (il cane si mette in posizione ma, nonostante gli sforzi, non urina). Quali sono gli organi che possono erniare? L’organo sempre dislocato (deviato o sacculato) è il retto. Possono inoltre dislocarsi in regione perineale la prostata, la vescica e alcune anse del piccolo intestino. Come si emette diagnosi di ernia perineale? Il sospetto diagnostico deriva dalla raccolta dei dati anamnestici e, durante la visita clinica presso il medico veterinario, dal rilievo di una tumefazione perineale deformabile alla palpazione. In alcuni casi, la cute circostante può apparire edematosa, arrossata o addirittura ulcerata. Durante l’esplorazione digito-rettale è apprezzabile la deviazione/sacculazione laterale del retto, in esito all’indebolimento o completo cedimento del diaframma muscolare pelvico. Ulteriori test diagnostici includono l’esame ecografico dell’addome (per escludere patologie intraaddominali - compresa la prostatomegalia - in grado di favorire l’aumento di pressione intraddominale) e dei testicoli (per svelare la presenza eventuale di neoplasie). L’esame radiografico dell’addome e della regione perineale è di aiuto nel valutare il grado di collezione fecale a livello di colon e retto. Sia l’esame radiografico sia quello ecografico sono inoltre utili per la valutazione del grado di prostatomegalia e per definire la posizione della vescica. In caso di impegno della vescica nell’ernia, quest’ultima non è infatti più ecograficamente identificabile a livello addominale ma solo più a livello perineale. L’ultimo dato è particolarmente importante quando siano presenti stranguria o addirittura anuria. Quando l' ernia perineale è un'emergenza medico chirurgica? L’ernia perineale diventa un’emergenza quando si verifica la dislocazione della vescica nel sacco erniario. Tale organo può addirittura ribaltarsi (retroflessione), con possibile ostruzione, oltre che del flusso urinario, anche del flusso di sangue a livello delle arterie vescicali caudali; quest’ultimo evento può determinare necrosi di una parte o di tutta la vescica. Inoltre, l’infiammazione sierofibrinosa della parete vescicale può eccezionalmente favorire lo stabilirsi di aderenze con la fascia perineale, con impossibilità, dopo cistocentesi per via perineale, del suo riposizionamento in addome.La retroflessione vescicale può inoltre causare stranguria o addirittura anuria; in quest’ultimo caso si stabilisce uno stato azotemico (aumento nel sangue della cretatinina e dell’azoto ureico) e iperkaliemia (aumento del potassio) se ostruzione grave o occlusione si protraggono per oltre 36-48 ore. In questi casi è fondamentale provare con delicatezza a cateterizzare il paziente al fine di evacuare la vescica; se questo non è possibile (organo “inginocchiato” a livello del collo che impedisce la progressione del catetere, motivo per cui è indispensabile essere delicati), la vescica è prima decompressa mediante cistocentesi transucutanea perineale (se non decompressa è spesso impossibile risospingerla) e poi risospinta in addome mediante digitopressione perineale. Seguono l’applicazione di un catetere di Foley, l’esecuzione degli opportuni esami di laboratorio e di diagnostica per immagini e la stabilizzazione del paziente prima di procedere con l’intervento chirurgico. Se il mio cane ha una tumefazione in regione perineale è sicuramente un'ernia perineale? La visita dal Medico Veterinario è fondamentale per emettere la diagnosi di certezza. In diagnosi differenziale vi posso essere: patologie a carico delle ghiandole epatoidi (presenti solo nel cane e situate a livello perianale, dorso della coda, prepuzio e più raramente a livello della groppa), sacculiti, neoplasie dei sacchi anali, e tumori cutanei e sottocutanei della regione perineale. In che cosa consiste il trattamento chirurgico dell'ernia perineale? Il trattamento dell’ernia perineale è chirurgico e prevede la castrazione (essenziale per ridurre il tasso di recidiva dopo erniorrafia) e l’erniorrafia perineale; a queste due procedure si possono o meno associare anche interventi diversi di pessi, cioè di fissazione alla parete addominale di colon discendente (colopessi, a livello di parete addominale sinistra), dei deferenti (deferentopessi bilaterale - per stabilizzare in posizione la prostata) ed eventualmente della vescica (cistopessi - procedura controversa). I diversi interventi sono oggi di norma eseguiti durante la stessa seduta anestesiologica ma possono, se del caso, essere intervallati di 1-3 settimane; in ogni caso castrazione e le procedure addominali precedono sempre l’erniorrafia. Quest’ultima ha l’obiettivo di ripristinare il diaframma muscolare pelvico. Quali tecniche chirurgiche sono descritte per la ricostruzione del diaframma pelvico ? Nel corso degli anni sono state descritte diverse tecniche chirurgiche. In generale, si raccomanda di intervenire su entrambi i lati, anche in caso di ernia clinicamente solo monolaterale. L’ernia perineale, nel cane, è classificata come caudale (tra sfintere anale esterno e elevatore dell’ano; è la più frequente); dorsale (tra elevatore dell’ano e muscolo coccigeo); sciatica/laterale (tra muscolo coccigeo e legamento sacrotuberoso); e ventrale (ventralmente alla muscolatura ischiouretrale). Le procedure di correzione chirurgica descritte sono erniorrafia apposizionale, erniorrafia apposizionale associata a trasposizione del muscolo otturatore interno, impianto di reti di polipropilene o di biomateriali (tunica vaginale testicolare, sottomucosa del piccolo intestino, fascia lata), trasposizione del muscolo gluteo superficiale e trasposizione del muscolo semitendinoso (soprattutto per le ernie ventrali o come procedura di salvataggio in caso di recidiva). Una volta eseguito l' intervento chirurgico cosa si deve fare ? Il paziente, una volta operato, può essere dimesso nella stessa giornata o nei giorni successivi a seconda del tipo di intervento eseguito e delle condizioni cliniche prechirurgia. Una volta giunto a casa, è fondamentale seguire le indicazioni per la gestione post operatoria fornite dal Medico Veterinario per evitare l’instaurarsi di complicanze. E' fondamentale applicare un collare elisabettiano per impedire il leccamento della ferita per le prime 2-3 settimane e somministrare per bocca uno sciroppo a base di lattulosio per ammorbidire le feci e facilitare così la defecazione. E’ bene inoltre far passeggiare l’animale. Inoltre, nei primi giorni post intervento, sono consigliabili farmaci anti-infiammatori e anti dolorifici. L'utilizzo postoperatorio di antibiotici è consigliato. E’ infine importante anche iniziare una dieta ad alto contenuto di fibre ed a basso contenuto di grassi. Quali possono essere le complicanze correlate all’intervento di ernia perineale? - prolasso rettale - intrappolamento/stiramento del nervo sciatico (subito laterale al legamento sacroischiatico) in uno dei punti di sutura applicati - intrappolamento dell’uretra in uno dei punti di sutura applicati (per mancata cateterizzazione preventiva) - inconsapevole prostatectomia in area perineale in caso di dislocazione dell’organo nel sacco erniario - infezione - incontinenza fecale: transitoria o permanente, secondaria a lesioni nervose e/o muscolari che possono essere già presenti anche preoperatoriamente - incontinenza urinaria: per intrappolamento del nervo pudendo, per danni vescicali, o come esito della castrazione (1-2% dei casi) - atonia vescicale: nel 33% dei soggetti con retroflessione vescicale trattati con cistopessi o secondaria a danno neuromuscolare e/o vascolare - recidiva dell’ernia: nel 5-10 % dei casi, anche a distanza di diversi mesi; tale percentuale può variare a seconda della tecnica utilizzata e, in caso di mancata castrazione, può arrivare fino al 40%. Quali sono le cure post operatorie ? Nell’immediato postoperatorio e dopo la dimissione, il Medico Veterinario prescriverà sia una terapia farmacologica che riabilitativa: Terapia antibiotica Farmaci antinfiammatori non steroidei Dieta ad alto contenuto di fibre e basso contenuto di grassi Prodotti per ammorbidire le feci (lattulosio) per alcune settimane (8-12 settimane) Impacchi freddi applicati sul sito chirurgico per contrastare l’infiammazione locale Fare passeggiate tranquille ma far camminare l’animale Articolo redatto con la partecipazione della Dr.ssa Alice Ricci Medico Veterinario“DVM, MRCVS, MSc (Oncologia), GpCert(SASTS), GpCert (ENDO), Dipl. European College of Veterinary Surgeon (ECVS), EBVS European Specialist in Small Animal Surgery”Dr. Vincenzo MontinaroAutore“DVM, Prof. Ordinario Clinica Chirurgica Veterinaria, Diplomato ECVS, EBVS® - European Specialist in Small Animal Surgery - (Oncologia Clinica, Chirurgia Oncologica, Chirurgia dei Tessuti Molli)”Prof. Paolo BuraccoAutore #sppb-addon-1719818877863 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877863 img{}#sppb-addon-1719818877864 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877864 img{}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}
Cos’è la pediculosi?La pediculosi è l’infestazione da pidocchi. I pidocchi sono insetti piccoli, privi di ali, appiattiti dorso-ventralmente e provvisti di arti e robusti artigli che consentono loro di ancorarsi ai peli del mantello. I principali pidocchi appartengono al sottordine degli Anopluri, pidocchi pungitori, che infestano solo i mammiferi placentati, e dei Ischnocera, pidocchi masticatori (precedentemente indicati come Mallofagi), che infestano mammiferi e uccelli. I primi hanno un apparato buccale preposto a succhiare il sangue, mentre i secondi a mordere e masticare, e pertanto non sono ematofagi ma si nutrono di detriti epidermici e peli. Quali pidocchi interessano il cane e il gatto? Due specie di pidocchio interessano il cane rappresentate da Trichodectes canis, pidocchio masticatore, e Linognathus setosus, pidocchio pungitore ematofago, mentre Felicola subrostrata, pidocchio masticatore, è l’unico pidocchio che infesta il gatto. Mentre Trichodectes canis e Felicola subrostrata sono ampiamente diffusi in Italia, Linognathus setosus è un pidocchio diffuso nei climi più freddi, in particolare nei paesi scandinavi. La pediculosi è contagiosa? I pidocchi sono altamente ospite-specifici e molte specie prediligono specifiche aree anatomiche. I pidocchi non sono in grado di sopravvivere per più di 1 o 2 giorni al di fuori del loro ospite e tendono a rimanere su un singolo ospite per tutta la vita. La trasmissione avviene tramite stretto contatto diretto tra animali infestati e animali recettivi in quanto i pidocchi abbandonano l’ospite solo per trasferirsi su di un altro animale. Essendo altamente ospite-specifici la trasmissione si verifica solo tra ospiti della stessa specie. Nelle aree a clima temperato sono descritte fluttuazioni stagionali con aumento delle infestazioni nel periodo invernale probabilmente favorite dalle caratteristiche del mantello dell’ospite. Gli animali a pelo lungo sono più soggetti alle infestazioni anche se le più gravi si osservano in soggetti denutriti o che vivono in scarse condizioni igieniche. Come si manifesta la pediculosi? I pidocchi si distribuiscono su tutto il corpo ma tendono a localizzarsi prevalentemente su testa, collo e regione dorso-lombare. Le lesioni cliniche riscontrabili sull’animale variano in funzione del numero di parassiti e dell’intensità del prurito che è estremamente variabile (da assente a moderato). Alcuni animali sono asintomatici ed i pidocchi si possono osservare in movimento sui fusti piliferi; spesso si evidenziano solo le uova (lendini) adese ai fusti piliferi che, ad un’osservazione macroscopica a distanza, possono essere confuse con scaglie, ma facilmente distinguibili con un esame ravvicinato grazie alla loro silhouette ovalare ed il colore biancastro. Il pelo può apparire opaco, arruffato e di aspetto sporco. Altri animali infestati possono presentare lesioni primarie (scaglie, papule) o secondarie aspecifiche da autotraumatismo (alopecia, escoriazioni, croste). Nel gatto è possibile osservare quadri di alopecia simmetrica autoindotta e di dermatite miliare. Nel cane le gravi infestazioni da Linognathus setosus, soprattutto nei cuccioli, possono essere responsabili di gravi anemie. Fig. 1: Grave infestazione in un gatto con numerose lendini e parassiti Come si fa la diagnosi di pediculosi? I pidocchi e le loro uova possono essere facilmente osservabili mediante esame visivo diretto o con lente di ingrandimento. L’esame microscopico del pelo o l’esame con nastro adesivo trasparente permettono la loro identificazione al microscopio ottico. Un’altra metodica diagnostica è lo spazzolamento del mantello che consente di raccogliere sul tavolo da visita i parassiti e le loro uova. Nei casi in cui non si rinvengono parassiti adulti ma solo lendini, queste devono essere differenziate dalle uova di Cheyletiella spp., acaro che, come i pidocchi, depone le uova sul fusto pilifero. Le uova di pidocchio sono molto più grandi di quelle di Cheyletiella e presentano un opercolo sulla parte dorsale; inoltre, le lendini di pidocchio, sono saldamente cementate al pelo per almeno i 2/3 della loro lunghezza, mentre quelle di Cheyletiella sono attaccate al pelo da sottili fibrille intrecciate. Fig 2 - Adulto di Trichodectes canis: notare la testa molto larga e rettangolareFig. 3 - Adulto di Felicola subrostrata: notare la testa pentagonale Come si tratta la pediculosi? I pidocchi sono sensibili alla maggior parte degli insetticidi presenti in commercio e attualmente sono registrate diverse molecole per il trattamento della pediculosi. Per tutte le molecole è raccomandata una singola somministrazione ma, data la resistenza delle uova alla maggior parte degli insetticidi, è consigliabile ripetere il trattamento a distanza di 14 giorni per i pidocchi eventualmente emersi dalle lendini in tempi successivi al primo trattamento. In copertina: Uovo di pidocchio (lendine) saldamente cementato al peloTutte le immagini sono gentilmente concesse dall'Autore.“Medico Veterinario - (Dermatologia, Allergologia, Otologia veterinaria e Parassitologia cutanea).”Dr. Federico LeoneAutore #sppb-addon-1719818877863 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877863 img{}#sppb-addon-1719818877864 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877864 img{}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}
La febbre indica una situazione in cui la temperatura corporea aumenta oltre il proprio limite fisiologico: nei gatti la temperatura corporea (rettale) normale oscilla tra i 38°C ed i 39°C, ma in presenza di particolari sostanze dette “pirogene” l’organismo mette in atto diversi processi di adattamento che portano ad un aumento della temperatura corporea. La maggior parte delle sostanze pirogene, ossia che causano lo sviluppo di febbre, derivano dal sistema immunitario del gatto stesso, come risposta a diverse malattie infettive o di alcuni tipi di disturbi non infettivi. Anche quando il gatto si trova in situazioni gravemente stressanti, come ad esempio dopo un viaggio in macchina e/o durante una visita del Veterinario, si può riscontrare un aumento della temperatura corporea; questa condizione si definisce più propriamente “ipertermia” ed è dovuta ad una incapacità di dissipare correttamente il calore corporeo in eccesso. Altre condizioni che possono portare allo sviluppo di ipertermia sono, ad esempio, il permanere per lunghi periodi di tempo in ambienti molto caldi, umidi e poco ventilati o causati dall’ingestione di alcuni farmaci e droghe. Per quale motivo i gatti sviluppano la febbre? Lo sviluppo di febbre è un probabile adattamento evolutivo che i gatti e gli altri mammiferi (così come gli uccelli o alcuni altri animali vertebrati e invertebrati) hanno sviluppato come forma di protezione nei confronti delle infezioni. La presenza di febbre nel gatto non è, tuttavia, sempre dovuta alla presenza di microrganismi patogeni, poiché la produzione delle sostanze pirogene (che causano febbre) può avvenire anche per infiammazioni sterili, in corso di alcune malattie del sistema immunitario o per la presenza di tumori. L’aumento della temperatura corporea può aiutare a combattere gli organismi patogeni presenti nel gatto, portandoli alla morte. L’utilità della febbre risiede anche nel fatto che l’attività di alcune cellule del sistema immunitario aumenta in concomitanza all’aumento della temperatura stessa.Le cellule del sistema immunitario sono anche le principali responsabili della produzione di sostanze pirogene (es., citochine, interleuchine) che portano alla stimolazione dell’ipotalamo, un organo del sistema nervoso centrale adibito alla regolazione della temperatura corporea, determinando così lo sviluppo di febbre. La febbre, in questi casi, permette quindi di aumentare la possibilità e la velocità di guarigione in corso di malattie infettive. Nei casi più gravi e duraturi, la febbre può tuttavia anche causare effetti indesiderati all’organismo e determinare un peggioramento dello stato di salute; in questi casi risulta quindi opportuno intervenire abbassare la temperatura corporea e supportare l’organismo in attesa di eliminare la causa scatenante la febbre. LE CAUSE PIU' COMUNI DI FEBBRE NEL GATTOMalattie infettive Le malattie infettive vengono comunemente classificate sulla base eziologica, ovvero identificando il tipo di microrganismo responsabile dell’infezione.Si possono quindi identificare delle infezioni batteriche, come quelle sostenute da emoplasmi (responsabili di alterazioni dei globuli rossi nel sangue che determinano anemia) o micobatteri non-emotropi (spesso causa dello sviluppo di lesioni cutanee).Le infezioni virali sono più spesso causate da virus quali Calicivirus felino (Foto 1), Herpesvirus felino (entrambi cause di problemi oculari o delle vie respiratorie), Coronavirus felino (causa di diverse forme di peritonite infettiva (FIP), ovvero un’infiammazione di un tessuto presente all’interno dell’addome), virus dell’immunodeficienza felina (FIV) e virus della leucemia felina (FeLV) (entrambi cause di varie alterazioni delle cellule del sistema immunitario).Altre forme di infezioni, meno frequenti, possono essere le infezioni fungine (cause di alterazioni cutanee, respiratorie o di altre parti del corpo) ole infezioni protozoarie, come la toxoplasmosi (responsabile di alterazioni del tratto gastroenterico, respiratorio e diversi altri apparati). Foto 1 - gatto femmina di 3 anni affetta da calicivirosi (infezione da Calicivirus felino). Nella foto a sinistra si nota una grave infiammazione del naso (rinite crostosa). Nella foto a destra, la freccia indica una lesione ulcerativa presente nella lingua dello stesso gatto.Si ringrazia la Dott.ssa Francesca Del Baldo per la gentile concessione delle foto. Malattie auto-immunitarie In corso di questo gruppo di malattie le cellule del sistema immunitario del gatto possono erroneamente attaccare il proprio organismo.Alcuni esempi di malattie auto-immunitarie riportate nel gatto sono la poliartrite immunomediata (es., infiammazione delle articolazioni), la meningite immunomediata (es., infiammazione delle membrane che rivestono il sistema nervoso centrale) e l’anemia emolitica immunomediata (che causa la distruzione dei globuli rossi nel sangue) (Foto 2). Foto 2 - sangue di un gatto affetto da anemia emolitica immunomediata, visualizzato tramite un microscopio con lente ad elevato ingrandimento (1000x).Si possono osservare diversi globuli rossi normali (frecce rosse) attorno ad un globulo rosso che è stato distrutto dal sistema immunitario dello stesso gatto (punta di freccia blu): in questi casi i globuli rossi appaiono più pallidi e vengono definite “cellule fantasma” o ghost cell.Malattie infiammatorie non-infettiveL’infiammazione di alcuni tessuti del corpo in assenza di agenti infettivi sono alcune delle possibili, seppur rare, cause di febbre nel gatto.Alcuni esempi sono la steatite sterile (i.e., infiammazione del tessuto adiposo) o la linfoadenite sterile (i.e., infiammazione dei linfonodi).Malattie tumoraliIn alcuni tipi di tumori può essere presente un’aumentata produzione di sostanze pirogene che causano lo sviluppo di febbre nel gatto, in assenza di un’infiammazione o infezione sottostante. Questo evento è stato osservato in alcuni gatti affetti da linfoma, mieloma multiplo ed altre neoplasie.Reazioni avverse ai farmaciRaramente la somministrazione di alcuni farmaci può portare allo sviluppo di febbre nel gatto.Alcuni esempi più comuni sono certi antibiotici (es. penicilline, sulfamidici); inoltre, nei giorni immediatamente successivi alla somministrazione di un vaccino è possibile lo sviluppo di febbre.MISURARE PER INDAGARE LA FEBBRE NEL GATTOLa misurazione della temperatura corporea deve, quando possibile, essere effettuata evitando eccessivo stress per il gatto, poiché questa condizione può determinare un aumento della temperatura.Durante la visita dal Veterinario la temperatura corporea può, infatti, risultare lievemente aumentata per la sola condizione di stress. Quando ritenuto opportuno può essere indicato misurare la temperatura a casa o attendere che il gatto si sia tranquillizzato ed ambientato prima di effettuare una nuova misurazione.L’utilizzo di un termometro rettale rimane la metodica consigliata per la misurazione, in quanto permette di appurare in modo accurato la temperatura corporea.La misurazione della temperatura ascellare è da considerarsi un’alternativa secondaria, in quanto meno accurata; risulta infatti sconsigliata in quei gatti che sono in sovrappeso, a causa dell’elevato spessore della cute.Infine, l’utilizzo di termometri auricolari (che permettono di misurare la temperatura dal padiglione auricolare) risulta sconsigliata nel gatto, in quanto i risultati ottenuti possono essere estremamente variabili ed inaccurati.È importante ricordarsi che i risultati di diverse misurazioni della temperatura corporea possono essere confrontati tra di loro solo se sono stati effettuati con la stessa metodica (quindi, ad esempio, confrontare due diverse temperature corporee misurate per via rettale e per via ascellare non è mai consigliato).Dopo aver confermato uno stato febbrile, il Veterinario indagherà le possibili cause effettuando un’indagine anamnestica (chiedendo al proprietario diverse domane pertinenti le possibili cause di febbre) ed effettuando un esame clinico generale per evidenziare eventuali alterazioni sul corpo (es. ferite, mucose pallide, scolo nasale o oculare, problemi a camminare correttamente, dolore).Nel caso in cui siano necessari degli approfondimenti potranno essere necessarie analisi del sangue (ad esempio esame emocromocitometrico o profilo biochimico sierico), un esame delle urine o alcuni esami per valutare la presenza di microrganismi patogeni (es., test infettivi per valutare la presenza o la pregressa esposizione a specifici virus (es FeLV, FIV, FIP) o un esame delle feci per valutare la presenza di parassiti intestinali).Quando lo stato febbrile permane e non risulta possibile risalire alle cause dopo avere effettuato le prime valutazioni cliniche ed analisi di laboratorio, si definisce la febbre "di origine sconosciuta".Questa condizione necessita di un maggiore approfondimento diagnostico, tramite eventuali esami colturali per batteri o funghi, esami di diagnostica per immagini (es. ecografie, radiografie), esami citologici su vari organi o liquidi corporei (es. liquido articolare, da lavaggio polmonare), test per specifici agenti infettivi o malattie auto-immunitarie (es. esami sierologici, PCR), dei prelievi di liquido cerebro-spinale o di midollo osseo.IL TRATTAMENTO DELLA FEBBRE NEL GATTOLa terapia prescritta dal Medico Veterinario sarà sempre essere indirizzata, quando possibile, ad eliminare la causa scatenante della febbre, permettendo al corpo di ritornare a regolare correttamente la temperatura.Raffreddare il corpo in caso di febbre non è consigliato, a meno che non sia presente una temperatura corporea estremamente elevata (al di sopra dei 41°C) che possa mettere a rischio la vita del gatto.Gli antibiotici si utilizzano esclusivamente se la febbre è di origine batterica e non hanno efficacia se la febbre è di origine virale, parassitaria, immuomediata o neoplastica.L’utilizzo di antibiotici deve sempre essere oculato e scelto dal Medico Veterinario, in base al tipo di microrganismo identificato. È altresì importante attenersi strettamente alle indicazioni farmaceutiche previste per la somministrazione di questi farmaci, al fine di evitare una scarsa efficacia delle terapie o lo sviluppo di antibiotico-resistenza da parte dei microrganismi (ovvero quella condizione in cui i microrganismi diventano resistenti al farmaco, causando il fallimento delle terapie prescritte).La somministrazione di farmaci anti-infiammatori deve essere effettuata soltanto in corso di specifiche malattie (es., alcune malattie del sistema immunitario) o per alleviare lo stato di malessere del gatto, in caso di grave infiammazione o dolore. Questi farmaci possono, tuttavia, portare anche allo sviluppo di diversi effetti collaterali se usati impropriamente (es., alcuni farmaci anti-infiammatori non steroidei possono causare un danno renale, vomito o diarrea), pertanto il loro utilizzo deve essere sempre deciso dal Medico Veterinario, monitorando lo stato di salute del gatto.Il trattamento empirico con farmaci antibiotici o anti-infiammatori (ovvero basato soltanto su ipotesi di quale possa essere la malattia sottostante, prima di averne appurato con elevata certezza la presenza) viene preso in considerazione da parte del Medico Veterinario esclusivamente in corso di gravi stati di salute del gatto, che potrebbero metterne a rischio la vita nel breve termine.L’utilizzo di terapie mirate ha, infatti, lo scopo di evitare l’utilizzo improprio di farmaci che possono peggiorare lo stato di salute del gatto e risolvere più velocemente ed efficacemente lo stato febbrile che lo affligge.Articolo redatto con la partecipazione del Dr. Francesco Lunetta“DVM, Diplomato ECVIM-CA, EBVS® - European Veterinary Specialist in Small Animal Internal Medicine - Animali da compagnia, Endocrinologia non riproduttiva, medicina interna e terapia (Malattie Metaboliche).”Prof. Federico FracassiAutore #sppb-addon-1719818877863 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877863 img{}#sppb-addon-1719818877864 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877864 img{}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}
Le patologie del fegato rappresentano un’importante categoria di malattie nel cane e tra queste l’epatite cronica ha un ruolo prioritario. Si tratta di una malattia che può avere diverse cause ed è difficile da diagnosticare in quanto i cani tendono a non mostrare nessun sintomo nelle fasi iniziali, mostrando segni di malessere solo quando la malattia è già in fase avanzata. Una delle forme di epatite cronica più rilevanti è l'epatite cronica da accumulo di rame (abbreviata come CuCH dall’inglese Copper-associated Chronic Hepatitis). La CuCH è una forma di epatite cronica causata da accumulo anomalo di rame nel fegato, principale organo deputato al metabolismo di questo oligoelemento. L’accumulo di rame può essere causato da alterazioni nelle capacità del fegato di gestire i depositi di rame e di eliminarlo nella bile, da un eccessivo apporto di rame nella dieta o da entrambi questi meccanismi. Quando la quantità di rame presente nel fegato supera la capacità di trasporto epatico si verificano danni cellulari e infiammazione epatica; se non trattata la malattia evolve nel tempo fino alla comparsa di fibrosi epatica e poi cirrosi epatica, stadio terminale caratterizzato da insufficienza epatica e da ridotta o assente risposta alle terapie. Questa condizione può colpire cani di qualsiasi età, anche se è più comune nei giovani adulti (età mediana 6-7 anni), e di qualsiasi razza, inclusi i meticci. Alcune razze mostrano tuttavia una predisposizione per questa patologia, tra cui Bedlington Terrier, Labrador Retriever, Dobermann, Dalmata e West Highland White Terrier. Si ipotizza che questa predisposizione sia causata da mutazioni genetiche responsabili di alterazioni nel metabolismo epatico del rame (es: maggior difficoltà ad eliminare il rame dal fegato). Per alcune delle razze citate questa ipotesi è confermata e le mutazioni genetiche coinvolte nella malattia sono note: è il caso del Bedlington Terrier, ma anche nel Labrador Retriever e nel Dobermann sono state individuate mutazioni parzialmente correlabili allo sviluppo della CuCH. Un altro fattore coinvolto nell’insorgenza della malattia può essere l’eccessivo contenuto di rame nella dieta, in particolare in pazienti in cui il normale metabolismo del rame è alterato a causa di predisposizioni genetiche. L’attenzione verso questo aspetto è molto aumentata negli ultimi anni e la comunità veterinaria internazionale sempre più chiede un attento controllo da parte dei produttori sul contenuto di rame negli alimenti commerciali. I sintomi della malattia possono essere estremamente variabili. Nella fase iniziale solitamente non sono presenti sintomi e il cane può apparire in perfetta salute, mentre con il progredire del danno a carico del fegato iniziano a comparire sintomi aspecifici, come vomito, riduzione dell’appetito, letargia, perdita di peso, e poi sintomi tipici delle patologie epatiche come la colorazione gialla delle mucose e della cute (ittero), sintomi neurologici (encefalopatia epatica), aumento di sete e urinazione, accumulo di fluido in addome (ascite). Lo screening per la CuCH si basa principalmente sull’esecuzione di esami del sangue, in particolare per valutare gli enzimi epatici (es: transaminasi). Il monitoraggio di questi parametri è particolarmente importante nei cani di razze predisposte, in cui anche alterazioni minime possono essere un campanello di allarme precoce. Altri esami, come per esempio test specifici di funzionalità epatica o l’ecografia addominale, possono essere utili nel processo diagnostico ma, in particolare nelle fasi iniziali, hanno una bassa sensibilità per individuare la malattia. Ad oggi non esistono esami non-invasivi per confermare la diagnosi di epatite cronica, né per definire con esattezza se la causa sia l’accumulo di rame. Per questi motivi, in caso di alterazioni laboratoristiche (es: aumento persistente delle transaminasi non giustificato da altre cause) o presenza di sintomi compatibili, è fondamentale confermare la diagnosi tramite esecuzione di biopsia epatica con esame istologico e quantificazione del contenuto di rame. L’utilità di questo esame è massima nella fase iniziale della malattia, in cui il cane non mostra sintomi, per eseguire una diagnosi precoce e prevenire la progressione della malattia. La biopsia e gli esami correlati sono fondamentali sia per confermare l’epatite cronica che per confermare che l’accumulo di rame è la causa di essa, permettendo di impostare una terapia specifica. La gestione terapeutica si basa principalmente sull’utilizzo di una specifica dieta a ridotto contenuto di rame associata a farmaci che mobilizzano il rame depositato nel fegato favorendone l’eliminazione (farmaci chelanti del rame). Oltre a questi farmaci, si prescrive solitamente terapia di supporto con farmaci ed integratori ad attività epatoprotettrice, cioè in grado di ridurre in parte i danni arrecati dalla malattia alle cellule del fegato. In alcuni casi, sulla base degli esiti dell’esame istologico, il vostro veterinario potrebbe decidere di associare l’utilizzo di farmaci ad attività immunomodulatrice (es: ciclosporina o steroidi). Nei pazienti affetti da CuCH, la durata della terapia può essere di mesi o anni e la dieta è solitamente prescritta a vita. Se diagnosticato precocemente e adeguatamente trattato, un cane con CuCH può avere una lunga aspettativa e una buona qualità di vita. Al contrario, una diagnosi tardiva si associa spesso ad una prognosi sfavorevole. “DVM, PhD, Dipl. ECVIM-CA (Internal Medicine); Dept. of Veterinary Sciences University of Parma”Dr. Andrea CorsiniAutore #sppb-addon-1719818877863 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877863 img{}#sppb-addon-1719818877864 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877864 img{}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}
Principalmente il cane si gratta, si mordicchia o si lecca insistentemente, se ha prurito. Sfatiamo il mito “se il cane si gratta è normale”, in realtà probabilmente ha prurito e può causarsi diradamento del mantello con pelo "accorciato", fino alla mancanza di pelo con escoriazioni. E' necessario individuare la causa, tramite una visita dermatologica applicando un adeguato iter diagnostico e conseguente protocollo terapeutico. Il prurito può essere causato da ectoparassiti come gli acari della rogna sarcoptica o la Cheyletiella, oppure il parassita può indurre ipersensibilità (allergia) tramite l'inoculo di saliva quando "punge" (pulci). Sfatiamo il mito "se non vedo le pulci non sono la causa del prurito", in realtà se il cane ne è allergico, con una sola "puntura", può grattarsi fino a 2 settimane dopo, inoltre mordicchiandosi mangia le pulci e quindi noi non le vediamo (possiamo eventualmente solo trovare le feci delle pulci stesse). Causano prurito anche l'allergia ad allergeni alimentari (allergia al cibo) o ad allergeni ambientali (muffe, pollini, acari della polvere e degli alimenti). Sfatiamo il mito "se il cane si gratta cambio l'alimento e se migliora è allergico al cibo", in realtà se la qualità dell'alimento migliora potrebbe grattarsi meno, ma non è diagnostico di allergia al cibo. Per la diagnosi definitiva il cane deve smettere completamente di grattarsi quando si elimina l'alimento "incriminato" (dieta privativa) e ricominciare a grattarsi reintroducendolo (prova della scatenamento). Escludendo le cause precedenti rimane l'allergia ad allergeni ambientali (dermatite atopica), più frequentemente pollini, acari della polvere o degli alimenti. Sfatiamo il mito "raggiunta la diagnosi risolto il problema", in realtà è possibile controllare la sintomatologia utilizzando la migliore associazione di terapie per quell'individuo per ottenere la migliorare qualità della vita, utilizzando il minor numero di farmaci, con minori effetti collaterali. Inoltre sarà necessario sempre trattare anche le infezioni secondarie (batteriche o da Malassezia) che possono aumentare il prurito nelle allergie. Quindi quando un cane si gratta sfatiamo il mito del “consiglio dell’amico” ed andiamo subito dal Medico Veterinario che dopo la visita eseguirà “l’algoritmo diagnostico e terapeutico” necessario per curare il nostro amico cane. “DVM, Diploma Master Universitario II livello in Dermatologia Veterinaria, ECVP - Resident European College of Veterinary Pathologists (Istologia generale e Dermatopatologia).”Dr. Luca PazziniAutore #sppb-addon-1719818877863 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877863 img{}#sppb-addon-1719818877864 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877864 img{}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}
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TEST GENETICI NEL CANE: COSA SONO ED A COSA SERVONO I test genetici sono strumenti utilizzati al fine di “leggere” particolari sequenze di DNA chiamate geni, per valutare la presenza di modifiche del codice genetico, chiamate mutazioni, che possono in certi casi provocare la manifestazione di malattie genetiche anche invalidanti. Queste mutazioni sono ereditate dai genitori ma non necessariamente la loro presenza indica che un soggetto possa sviluppare una malattia ed a questo proposito intervengono i test genetici, che hanno un duplice effetto ovvero valutare la presenza di mutazioni rischiose, per provare ad avere il miglior approccio terapeutico possibile al fine di alleviare i sintomi della malattia ma anche indirizzare i proprietari a scegliere con consapevolezza eventuali accoppiamenti per evitare che la futura prole possa sviluppare patologie genetiche.COME AGISCONO LE MUTAZIONI DELETERIE Come scritto poc'anzi, le mutazioni sono modifiche del codice genetico che in certi casi possono provocare l’insorgenza di malattie, anche gravi ed invalidanti. Dovete pensare ad un organismo vivente come ad una fabbrica. Questa sarà a sua volta suddivida in reparti (produzione, amministrazione, etc..) ed in ciascuno di essi lavoreranno degli operai, gestiti da dei capi reparto. Tutti insieme mantengono in opera la fabbrica. In queste fabbriche (gli esseri viventi), ogni reparto è un distretto corporeo (i vari organi ed apparati) con gli operai (le cellule) che a loro volta sono gestiti dai capi reparto (i geni). Se i capi reparto (i geni) sbagliano a dare dei comandi, gli operai (le cellule) non saranno in grado di gestire i reparti (i vari organi), creando grossi problemi alla fabbrica, che nel caso degli esseri viventi si traduce con la manifestazione della malattia genetica.COSA SONO I TEST GENETICI PER IL CANE? In generale, un test genetico consiste nel “leggere” la sequenza di DNA che costituisce il codice genetico, per osservare se sono presenti delle modifiche, le mutazioni già discusse. Queste variazioni rendono i geni meno efficaci nel gestire il loro compito ed innescano tutta una serie di sintomi che portano alla manifestazione della patologia genetica. Negli anni le Scienze Veterinarie hanno fatto notevoli passi avanti in tutti i settori, tra cui la genetica.Numerose malattie sono state individuate e correlate a specifiche mutazioni genetiche. Alcune di queste possono essere specifiche per una determinata razza, come ad esempio quella del cistoadenocarcinoma renale nel pastore tedesco, oppure identificate in più razze, come alcune malattie neurodegenerative (un esempio è l’atassia cerebellare).È probabile che nel tempo patologie genetiche associate ad una o poche razze, saranno identificate in un numero sempre maggiore di esse, rendendo questi test sempre più utili nell’eliminare le mutazioni deleterie dalla popolazione canina.QUALI PROBLEMATICHE E PATOLOGIE INDIVIDUANO? Le malattie indotte dalle mutazioni genetiche possono interessare diversi distretti corporei e possono riguardare ad esempio difetti nella coagulazione, come l’emofilia A nel pastore tedesco e la malattia von Willebrand, le malattie metaboliche ed endocrine come la mucopolisaccaridosi e la deficienza di fosfofruttochinasi, ma anche le oculopatie di cui esistono numerosi esempi, tra cui la prcd-PRA, riscontrata in numerose razze canine. Molto importante è la valutazione dei sintomi da parte del Veterinario, così da scegliere il test più appropriato per impostare la terapia più appropriata in caso di presenza di mutazione.PERCHE’ E’ UTILE EFFETTUARE UN TEST GENETICO AL PROPRIO CANE? In certi casi un test genetico potrebbe risultare vitale, soprattutto in certe razze dove alcune mutazioni sono particolarmente frequenti.Per esempio, nel border collie (ma anche diverse altre razze) una terapia farmacologica o antiparassitaria con determinati farmaci potrebbe essere addirittura più dannosa dell’infezione/infestazione stessa. Questo perché è stato dimostrato che la mutazione nel gene MDR1 provoca l’accumulo di alcune categorie di farmaci nel sistema nervoso inducendo reazioni pericolose per la vita del paziente, tra cui reazioni epilettiche. In questo caso il test genetico diventa un utile strumento di prevenzione, ma come già evidenziato, anche l’opportunità di avere una diagnosi precoce in assenza o presenza dei primi sintomi, potrebbe migliorare l’aspettativa di vita del nostro cane.Quindi, uno screening per le più frequenti patologie genetiche per una determinata razza, fatta anche sui cuccioli potrebbe già far emergere eventuali futuri problemi in età adulta e quindi porsi nelle condizioni di agire immediatamente nel momento in cui dovessero manifestarsi i primi segni clinici.I TEST GENETICI POSSONO ESSERE FATTI SOLO AI CANI DI RAZZA? Gli studi per individuare ed associare le mutazioni genetiche alle patologie, sono stati effettuati soprattutto sui cani di razza, che sono sottoposti a criteri di selezione più rigidi al fine di mantenerne gli standard.Questa selezione ha provocato la riduzione della “diversità genetica” (quello che ci rende diversi gli uni dagli altri), rendendo più frequenti le mutazioni e quindi le malattie.Tuttavia, anche i meticci possono manifestare delle patologie genetiche, ma con una frequenza inferiore perché la loro popolazione è geneticamente più variegata e di conseguenza, la possibilità che mutazioni deleterie possano indurre malattie si riduce.Quindi, si, entro certi limiti (e non per tutte le malattie conosciute) anche in questi cani è possibile effettuare test genetici, ma il tutto deve essere sempre valutato dal Medico Veterinario sulla base delle condizioni di salute del cane e di quello che si conosce al momento su una determinata patologia.QUANDO RICHIEDERE AL MEDICO VETERINARIO UN TEST GENETICO PER IL PROPRIO CANE ? I test genetici sono sempre utili come screening pre-accoppiamento, scongiurando così che mutazioni deleterie possano passare ai cuccioli. Questo è un aspetto molto importante, che migliorerebbe di parecchio la salute dei nostri cani di generazione in generazione, riducendo notevolmente i rischi per la loro salute. I test genetici possono risultare fondamentali anche quando si vuole in qualche modo “prevedere” se il proprio cane possa sviluppare o meno una malattia tra le più frequenti per quella la razza. Naturalmente, il risultato deve essere interpretato dal Medico Veterinario, che in base allo stato di salute del proprio paziente interverrà nel modo più consono, garantendogli il miglior benessere possibile. “DVM, PhD, Responsabile settori Biologia Molecolare e Genetica - Esperto MYLAV”Dr. Michele MarinoAutore #sppb-addon-1719818877863 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877863 img{}#sppb-addon-1719818877864 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877864 img{}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}
La prostata è una ghiandola accessoria dell’apparato riproduttore e ha il compito principale di produrre il liquido seminale nel quale verranno immessi gli spermatozoi prodotti dai testicoli nel momento dell’eiaculazione. Sia nell’uomo che nel cane la prostata viene nutrita dalla forma attiva del testosterone, il diidrotestosterone, che ne supporta l’attività e ne favorisce la crescita. Col passare degli anni però l’azione del progesterone porta a un eccessivo accrescimento della ghiandola e si instaura l’alterazione chiamata “iperplasia prostatica”. La conseguenza dell’iperplasia e dell’aumento di volume della prostata nel cane, provoca importanti disagi agli organi circostanti, cioè la vescica, l’uretra, il retto e i nervi pelvici. Quali sono i sintomi dell’ipertrofia prostatica nel cane rispetto all’uomo? Nell’uomo i sintomi principali dell’iperplasia prostatica sono urinari perché la ghiandola, che avvolge il collo della vescica, cresce principalmente in senso concentrico e va quindi a comprimere la vescica e la parte iniziale dell’uretra. L’uomo avrà quindi necessità di urinare di frequente, fastidio all’urinazione, sensazione di svuotamento incompleto della vescica ecc. Nel cane, invece, la crescita della prostata ha direzione eccentrica (Fig. 1) e quindi i sintomi principali saranno intestinali.Fig. 1 - cane: crescita della prostata in direzione eccentrica. Il nostro cane potrà quindi iniziare a fare feci schiacciate, “nastriformi”, avere tenesmo fecale (cioè la sensazione di dover defecare anche se l’ampolla rettale è vuota), difficoltà nel defecare. Successivamente il cane potrà mostrare sintomi urinari, dolore alla deambulazione, inappetenza. Poiché spesso all’iperplasia è associata la presenza di cisti prostatiche, inizialmente di piccole dimensioni, è anche possibile che il primo sintomo evidenziabile sia il gocciolamento di sangue dal pene dopo l’urinazione. Fig. 2 - cisti prostatiche in un cane evidenziate tramite esame ecografico. Come si può fare una diagnosi precoce di iperplasia prostatica nel cane ? Per evitare di incorrere in tutti questi problemi è importante, cosi come per l’uomo, effettuare una corretta prevenzione. È noto che la prostata inizia a avere un volume oltre il normale quando il cane arriva circa al 40% della sua aspettativa di vita, quindi i controlli sono consigliati dai 5 anni in avanti. Il Medico Veterinario può controllare la salute prostatica con l’ecografia che permette di evidenziare: le dimensioni della prostata, la possibile presenza di cisti, la sua corretta struttura, la sua omogenicità e il flusso sanguigno. Come nell’uomo anche nel cane il Medico Veterinario può controllare la prostata attraverso un esame del sangue: il dosaggio della CPSE. Il cane, a differenza dell’uomo, ha un rischio molto molto basso di carcinoma prostatico, mentre circa l’80% dei soggetti oltre i 5 anni soffre di iperplasia prostatica. Per questo motivo, a differenza della PSA, che nell’uomo è un marker tumorale, la CPSE canina è una proteina, prodotta dalla prostata, che indica che la ghiandola sta lavorando eccessivamente o in modo non corretto. Se la CPSE è superiore ad un certo valore (70 ng/ml) significa che la prostata è di volume aumentato e in questo caso il Medico Veterinario potrebbe effettuare un controllo ecografico per valutare la necessità di terapia. Il dosaggio della CPSE si esegue sul siero ematico e può quindi essere eseguito insieme ad altri test ematologici di routine come ad esempio nei controlli annuali di medicina preventiva (malattie endemiche, stato di salute generale, ecc.). In questo modo si riesce a fare un’ottima prevenzione anche per l’iperplasia prostatica del cane e ad impedire che il nostro amico incorra in problemi anche importanti causati da questa condizione. Il vostro Veterinario di fiducia saprà consigliarvi al meglio sia sul momento opportuno per effettuare questo esame sia su come procedere. “DVM, Diplomata ECAR, EBVS ® - European Veterinary Specialist in Animal Reproduction (Fisiologia e patologia della Riproduzione, Ginecologia e Andrologia del cane, del gatto e dei mammiferi non convenzionali, Neonatologia)”Dr.ssa Maria Carmela PisuAutore #sppb-addon-1719818877863 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877863 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877863 img{}#sppb-addon-1719818877864 { box-shadow: 0 0 0 0 #ffffff; margin:0px 0px 30px 0px;} @media (min-width: 768px) and (max-width: 991px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 20px;margin-left: 0px;}}@media (max-width: 767px) {#sppb-addon-1719818877864 {margin-top: 0px;margin-right: 0px;margin-bottom: 10px;margin-left: 0px;}}#sppb-addon-1719818877864 img{}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}.sp-page-builder .page-content #section-id-1719818877856{padding-top:30px;padding-right:0px;padding-bottom:30px;padding-left:0px;margin-top:0px;margin-right:0px;margin-bottom:0px;margin-left:0px;}#column-id-1719818877862{box-shadow:0 0 0 0 #fff;}